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Zanin e Dino votano contro la richiesta di rimozione dei simboli religiosi negli enti pubblici


I ministri Cristiano Zanin e Flávio Dino, del Tribunale Supremo Federale (STF), hanno votato questo venerdì (15) per respingere un ricorso che chiede la rimozione di tutti i simboli religiosi negli enti pubblici.

La discussione riguarda sapere se la presenza di questi simboli, come i crocifissi, viola principi come quello della laicità dello Stato.

Per Zanin, relatore del caso, l’esistenza di oggetti religiosi negli edifici pubblici non viola le norme costituzionali, purché abbia l’obiettivo di esprimere la tradizione culturale della società brasiliana. Dino seguì l’intesa.

L’argomento verrà giudicato in una sessione virtuale iniziata questo venerdì (15) e durerà fino al 26 novembre. Nel formato non è previsto alcun dibattito tra i ministri, che esprimono il loro voto in un sistema elettronico.

Patrimonio culturale

Nel suo voto, Zanin ha affermato che la presenza di simboli religiosi negli spazi pubblici “non delegittima” l’azione dello Stato, sia essa amministrativa o giudiziaria, “anche perché la base giuridica non si fonda su elementi divini”.

Secondo il ministro, l’esistenza di questi oggetti “non costringe il credente a rinunciare alla propria fede; non gli toglie la facoltà di autodeterminazione e di percezione mitico-simbolica; né viola la loro libertà di avere, non avere o non avere una religione”.

Per Zanin la soluzione della controversia passa tenendo conto dell’“aspetto storico-culturale presente”, come l’importanza del cattolicesimo.

“All’inizio del mio voto, ho dimostrato come il cristianesimo – fino ad allora guidato dalla Chiesa cattolica – sia stato presente nella formazione della società brasiliana, registrando la presenza dei gesuiti fin dall’episodio della scoperta e, da allora, agendo nel campo educativo e formazione morale delle persone che è emersa”, ha affermato.

“Se non fosse solo per i crocifissi, non si potrebbe prescindere dalle decine di giorni consacrati – molti dei quali con festività dichiarate –, dalla nomenclatura di strade, piazze, viali e altri luoghi pubblici, scuole pubbliche, Stati brasiliani, che rivelano la forza di una tradizione che, prima di segregare, costituisce la ricca storia brasiliana”.

Eredità del cristianesimo

Flávio Dino, seguendo l’intesa, ha anche sottolineato che l’apprezzamento della Costituzione per la dimensione religiosa dell’essere umano “riflette un influsso storico del cristianesimo e, in particolare, della Chiesa cattolica”.

Dino ha dato esempi della presenza di questa eredità nei nomi degli Stati e dei Comuni. “Con i nomi di Santas e Santos si contano circa 586 Comuni. Tali denominazioni fanno parte della costruzione della nostra identità nazionale”, ha affermato.

“Il riposo settimanale retribuito, pratica consolidata nella legislazione del lavoro e nella routine dei brasiliani, è un’altra eredità della tradizione giudaico-cristiana che si è incorporata nella nostra cultura e che giova all’organizzazione della vita sociale, senza imporre o discriminare alcuna religione “, ha detto Dino.

Secondo il giudice la presenza di simboli religiosi del cristianesimo va oltre l’aspetto “puramente religioso” e assume valore culturale e identitario collettivo”.

“Il crocifisso, quindi, ha un duplice significato: rappresenta la fede per i credenti e la cultura per chi condivide la comunità”, ha affermato.

Secondo Dino vietare l’esposizione del crocifisso negli uffici pubblici significherebbe instaurare uno “Stato che non solo ignora, ma si oppone alle proprie radici culturali e alla libertà di credo”.

O caso

La discussione sull’argomento è arrivata alla FST attraverso un appello del Ministero pubblico federale (MPF).

L’organizzazione aveva citato in giudizio il Tribunale federale di San Paolo contro l’esposizione di simboli religiosi negli uffici pubblici dello Stato.

La magistratura ha respinto la richiesta in due casi. Presso la Corte Suprema il caso ebbe un impatto generale.

In Tribunale la posizione difesa dalla Procura Generale (PGR) è stata quella di respingere la richiesta.

Secondo l’organismo, i simboli religiosi non violano i principi di laicità dello Stato, libertà di credo, uguaglianza, impersonalità della Pubblica Amministrazione e imparzialità della Magistratura.

Secondo l’organismo, sono espressione della libertà religiosa e della diversità culturale del popolo brasiliano, che deve essere “salvaguardata dalla tolleranza e dal rispetto del pluralismo”.

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Luca

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