Waack: Trump Revolution riunisce la crisi costituzionale degli Stati Uniti
Oggi il presidente Donald Trump ha intensificato gli attacchi all’Università di Harvard, considerati i più prestigiosi negli Stati Uniti. Ha minacciato di ritirarsi dall’istituzione delle esenzioni fiscali e dei fondi pubblici se non subisce richieste politiche da parte del governo federale – tra questi, la repressione dell’antimitismo e l’abbandono di programmi di uguaglianza, diversità e inclusione.
Harvard, tuttavia, è solo l’ultimo caso in un’offensiva più ampia. Ciò che si osserva è una sorta di rivoluzione culturale promossa da Trump contro le istituzioni accademiche e le élite formate in questi spazi, nonché contro la burocrazia statale, i suoi regolamenti e persino organi come l’apparato di difesa e intelligenza.
Questa rivoluzione include anche tentativi di influenzare il modo di pensare alle compagnie private. A questo punto, il movimento può essere inteso come una continuazione della guerra culturale, ora usando strumenti governativi. Tuttavia, la rivoluzione intrapresa da Trump sembra andare oltre, mettendo in pericolo la stabilità costituzionale degli Stati Uniti.
Il presidente ha affrontato le decisioni del tribunale e persino mancato di rispetto anche alla Corte Suprema in caso di deportazione considerata illegale. Intende espandere le deportazioni basate su così “crimini di opinione”, che porta al centro del dibattito precisamente il primo emendamento della Costituzione americana – quella che garantisce la libertà di espressione.
Trump dimostra un chiaro impegno a modificare il sistema freno e contrappesi tra i poteri della Repubblica, che costituisce più di un semplice flirt con l’autoritarismo. Nel suo punto di vista politico, tuttavia, afferma di combattere solo l’autoritarismo degli altri: le élite, i tribunali, la pubblica amministrazione e i loro oppositori politici.
I segni indicano una crisi domestica di gravità estrema e ancora conseguenze imprevedibili.