Waack: Trump dice al mondo che è lui a comandare
Era il tardo pomeriggio negli Stati Uniti quando Donald Trump annunciò che avrebbe ribattezzato il Golfo del Messico Golfo dell’America.
E ha detto che non esclude azioni militari per riconquistare il Canale di Panama, o per impadronirsi della Groenlandia, nel Nord Atlantico, che appartiene alla Danimarca.
Per questo solo oggi è piovuta una pioggia di reazioni: alcune ironiche, come quella del presidente del Messico, che ha proposto di rinominare gli Stati Uniti America messicana, altre più serie, come quella del ministro degli Esteri francese, avvertendo che l’Unione Europea difenderà i suoi confini – in questo caso, quelli della Danimarca in Groenlandia.
Ma la domanda è: ciò che ha detto Trump va preso sul serio?
Oppure è solo uno degli spettacoli che gli piace portare in scena praticamente ogni giorno?
È da prendere sul serio, sì.
Non importa se possono sembrare irrealistiche, come la proposta di trasformare il Canada nel 51esimo stato americano.
Trump sta portando in politica estera lo stesso tipo di comportamento del forte prepotente che aveva annunciato per la politica commerciale.
Soprattutto nei confronti della Cina, bersaglio preferito dell’annunciata guerra tariffaria, Trump sta segnalando che gli Stati Uniti proietteranno effettivamente la loro potenza navale in tutto l’emisfero occidentale e ben oltre.
In politica estera, Trump ha dimostrato di essere disposto ad adottare lo stesso tipo di condotta interna, già soprannominata negli Stati Uniti “il comando del capo”.
Conosciuto in Brasile come “coloro che sanno comandare e obbediscono a chi ha buon senso”.
La differenza rispetto al primo mandato di Trump alla Casa Bianca è che ora ha più poteri.
Ma nel mondo sono aumentati il numero e la forza dei paesi disposti a sfidarlo.
