Waack: Il Brasile fatica a trovare un equilibrio tra Stati Uniti e Cina
Ci sono scene nella politica internazionale che parlano da sole. Questo è stato il caso di Joe Biden, vecchio e fragile, che camminava un po’ perso nella boscaglia dopo aver tenuto un discorso a Manaus.
In contrasto con l’aria solenne e imponente, quasi da imperatore, con cui il presidente cinese sembra imporre grande autorità ovunque si presenti. Questa è un po’ la realtà delle relazioni tra Stati Uniti e Cina nella nostra regione.
A Lima, dove i due passarono, gli Stati Uniti inviarono al Perù alcuni elicotteri da combattimento per sradicare la coca. I cinesi hanno aperto un mega porto che promette di cambiare la natura del commercio tra i continenti.
In Brasile, Biden ha promesso 50 milioni di dollari al Fondo Amazon. Xi Jinping qualche miliardo di investimenti in diversi settori, tra cui l’intelligenza artificiale per i sistemi d’arma avanzati. Tuttavia, la situazione del nostro Paese non è affatto facile.
Il Brasile è parte del mondo occidentale, la cui leadership nell’ordine internazionale la Cina sfida, contesta e si impegna a sostituire. Dipendiamo enormemente dai mercati asiatici e cinesi per le nostre principali esportazioni nel settore dei cereali e delle proteine.
Ma dipendiamo anche dagli input tecnologici e dai capitali delle grandi economie degli Stati Uniti e dell’Europa. La ricerca di equilibrio in una situazione come questa è imperativa per le medie potenze regionali come il Brasile. E una delle cose più difficili nell’attuale confronto geopolitico.
In cui l’India ci ha insegnato buone lezioni. Infatti da lì nasce un bel proverbio per descrivere questa situazione: in una lotta tra elefanti come quella degli Stati Uniti e della Cina, l’erba soffre.