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Von der Leyen lancia a Davos la risposta europea a Trump: più cooperazione con gli altri paesi e più integrazione nell’Ue | Internazionale



Un giorno dopo l’insediamento di Donald Trump negli Stati Uniti, la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha delineato al Forum di Davos la risposta europea alla sfida della nuova era Trump. Il leader comunitario ha espresso martedì la volontà europea di negoziare con la nuova amministrazione statunitense senza rinunciare ai suoi principi, ma ha delineato i contorni di una strategia europea per resistere alla nuova ondata: una forte spinta alla cooperazione internazionale con altri partner, anche se autoritaria, ovunque ci sono interessi reciproci e un grande passo avanti nell’integrazione comunitaria.

In un momento di previsto deterioramento delle relazioni con gli Stati Uniti, il messaggio di Von der Leyen è stato chiaro: “Questo nuovo impegno nei confronti dei paesi di tutto il mondo non è solo una necessità economica, ma anche un messaggio per il mondo. Vogliamo una maggiore cooperazione con tutti coloro che sono aperti a ciò. I nostri valori non cambiano. Ma per difendere questi valori in un mondo che cambia, dobbiamo cambiare il nostro modo di agire. Dobbiamo cercare nuove opportunità ovunque si presentino. Questo è il momento di impegnarsi oltre i blocchi e i tabù. E l’Europa è pronta al cambiamento”.

La presidente ha sottolineato che il primo viaggio della sua nuova Commissione sarà in India, e ha espresso esplicitamente la volontà di: “approfondire le nostre relazioni con la Cina e, quando possibile, anche espandere i nostri legami commerciali e di investimento”, mentre cerca di ridurre i rischi di dipendenza. “Il nostro messaggio è semplice: se ci sono vantaggi reciproci in vista, siamo pronti a collaborare”, ha affermato.

Von der Leyen ha utilizzato i recenti accordi commerciali con Mercosur, Messico e Svizzera come prova di una strategia che ha senso e ha un futuro in vista dei cambiamenti geopolitici, e ha ribadito l’attaccamento europeo all’Accordo di Parigi dopo lo spavento di Trump.

L’altra gamba su cui deve fondarsi la strategia europea in questo momento di turbolenti cambiamenti, secondo il presidente della Commissione, è un salto di integrazione comunitaria. Von der Leyen ha sottolineato tre aree specifiche.

Il primo, la costruzione di un autentico mercato comune dei capitali, che permetta di incanalare adeguatamente i grandi risparmi degli europei – circa 1.400 miliardi di euro contro gli 800.000 milioni degli americani, secondo i loro dati – verso investimenti in settori strategici.

Il secondo è la creazione di un ambiente legislativo e burocratico più favorevole all’innovazione. A tal fine ha sottolineato l’idea di creare una sorta di Stato giuridico numero 28 dell’Unione che renda più semplice alle imprese innovative operare in tutto il mercato comune con un unico insieme di norme di riferimento. Fonti del settore dell’intelligenza artificiale consultate nel Forum osservano con grande speranza questi passi avanti e con la consapevolezza che questa corsa tecnologica è una sfida che richiede una risposta unitaria.

Il terzo è completare l’unione energetica, una questione fondamentale per garantire la competitività europea e contribuire a mantenere bassi i costi per i cittadini. Von der Leyen ha annunciato che la Commissione presenterà un piano a questo scopo a febbraio.

Dopo Von der Leyen, al Forum di Davos è intervenuto Ding Xuexiang, vice premier cinese. Il rappresentante del gigante asiatico ha lanciato, senza menzionare Trump, bordate contro gli impulsi protezionistici e ha cercato di continuare a coltivare il messaggio che mira a posizionare Pechino come forza stabilizzatrice nelle turbolente acque globali. Ding ha espresso la volontà della Cina di sostenere una “globalizzazione economica inclusiva”, sostenendo che l’unico modo per correggere le distorsioni create dal processo di integrazione economica globale è attraverso lo sviluppo di quel modello, non invertendolo.

Ding ha inoltre sottolineato l’aspirazione della Cina a mantenere un sistema di governance globale multilaterale in tempi di crescente frammentazione e polarizzazione. Interrogato sul ruolo della Cina in questo periodo, Ding ha citato un proverbio cinese secondo cui le persone dovrebbero essere giudicate tanto per quello che dicono quanto per quello che fanno. Sotto questo secondo aspetto vale la pena ricordare che la Cina, ad esempio, non ha rispettato una sentenza di una corte internazionale sul diritto del mare, chiaro emblema del sistema multilaterale che pretende di difendere.



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Luca

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