Alcuni creatori credono di essere artisti solo per aver suddiviso la loro storia in mille pezzi e averla ordinata in ordine cronologico. Ma per essere Nicolas Roeg o Julio Cortázar, essere brillanti con le destrutture narrative, trasferire le storie in una nuova dimensione, ottenere una lettura che non avrebbero se i pezzi fossero stati disposti nell’ordine convenzionale, bisogna avere molto di più talento di cui John Crowley mostra come regista e Nick Payne nella sceneggiatura della produzione britannica Vivi il momento. Campana, di Cortázar, in letteratura, ed battuta d’arresto, di Roeg, nel cinema, potrebbe essere il paradigma di una vera frammentazione artistica. Il film di Crowley e Payne, quello del mero capriccio.
Vivi il momento Vuole essere una grande storia d’amore. Anche con le sue differenze, che sono tante, nel filone della serie televisiva del momento: quella spagnola I nuovi giorni, di Sorogoyen, Fabra e Cano. Un altro espediente che sceglie alcuni piccoli o grandi momenti di una relazione romantica, anche se in questo caso disordinati fino all’insensatezza. Dimenticano infatti, nell’ultima parte, di aver scelto la formula del puzzle drammatico per raccontare con un’ampiezza inedita fino a quel momento un episodio che, di per sé, è forse uno dei meno interessanti del loro rapporto: la lotta di lei. , chef professionista di successo, per il Bocuse d’Or, la competizione più prestigiosa al mondo nel settore, in circostanze personali del tutto particolari.
Un episodio preferito della storia che sembra raccontarci qual è il grande tema che circonda il film: la segmentazione dell’esistenza dell’essere umano tra l’amore per la persona, la conquista personale in ambito professionale, e la salute, che tutto marchia. Materiale senza dubbio interessante, al quale bisogna aggiungerne altri di analoga importanza. Alcuni, presentati con un certo senso, ed altri trascurati senza il minimo significato: le differenze nella coppia tra il carattere metodico di lui e quello spontaneo di lei; la dicotomia, quando si sta male, tra tempo di qualità e quantità di tempo; la necessità (o meno) di avere figli e i conflitti che le loro differenze possono creare (“Esiste un mondo in cui i bambini non fanno per me”); l’ostinazione nel fuggire “da ogni condizione eteronormativa”; la gravosa tendenza maschile a intromettersi nell’universo femminile dell’amicizia; e le difficoltà di affrontare gli insuccessi del concepimento.
Crowley, regista carino ma lezioso Brooklyn (che aspirava a sorpresa all’Oscar come miglior film del 2015), e che un paio di anni fa sperimentava la narrativa del dispositivo e della destrutturazione nell’interessante serie Ancora e ancora, ha composto un film che sembra essere più di quello che è grazie ai suoi due eccellenti protagonisti (Florence Pugh e Andrew Garfield), al suo tocco elegante e caldo (nonostante le interferenze e le affettazioni) e, soprattutto, quell’artificio di frammentazione che sembra concedere presenza artistica.
Tuttavia, oltre al fatto che sia i momenti di complicità della coppia che quelli comici sono smascherati da un’idea falsa che quasi mette in imbarazzo gli altri, il film manca di grandezza su tutti e quattro i lati. E non necessariamente intellettuale, ma semplice grandezza umana, e l’eliminazione delle sciocchezze divertenti e del suo tocco stantio di film di cucina.
Vivi il momento
Indirizzo: John Crowley.
Interpreti: Florence Pugh, Andrew Garfield, Adam James, Marama Corlett.
Genere: Romanticismo. Regno Unito, 2024.
Durata: 107 minuti.
Anteprima: 1 gennaio.