Un uomo ha ucciso 10 persone, tra cui due bambini, questo mercoledì in Montenegro dopo una lite in un ristorante nella città di Cetinje. La polizia del Paese balcanico, che ha schierato forze speciali per cercare il fuggitivo, è fuggito armato, a Cetinje, a circa 30 chilometri a nord-ovest della capitale Podgorica. Le autorità hanno identificato l’assassino solo con le sue iniziali, AM, e hanno aggiunto che ha 45 anni.
Le forze di sicurezza hanno chiesto ai residenti della città, di circa 15.000 abitanti, di restare a casa mentre individuano il sospetto. La dichiarazione della polizia indica che l’uomo ha aperto il fuoco nel bar ed è fuggito armato.
Il direttore della polizia Lazar Scepanovic ha dichiarato in una conferenza stampa a tarda notte che l’aggressore ha ucciso quattro persone in un ristorante; Si è poi spostato in altri tre luoghi, uccidendo altre persone, tra cui due bambini. Il sospettato aveva bevuto molto per gran parte della giornata, ha detto Scepanovic. “L’autore di questi crimini è nella zona di Cetinje. Il perimetro si è ristretto. Faremo tutto il possibile per controllare e arrestare questa persona”, ha dichiarato il direttore della polizia montenegrina.
La televisione pubblica RTCG ha riferito che il sospettato, di cui è stata trasmessa una fotografia, era noto per il suo comportamento irregolare ed era stato precedentemente arrestato per possesso illegale di armi.
Il presidente Jakov Milatovic si è detto “scioccato e sbalordito” dalla tragedia. “Invece della gioia festosa… siamo stati colti dalla tristezza per la perdita di vite innocenti”, ha detto Milatovic sulla rete sociale dopo tre giorni di lutto. “È una tragedia terribile che ha colpito tutti noi”, ha detto Spajic. “Tutte le squadre di polizia sono in azione.”
Le sparatorie di massa in Montenegro (620.000 abitanti) sono rare, ma nel 2022, 11 persone, tra cui due bambini, sono state uccise in un altro incidente con armi da fuoco. Nonostante le rigide leggi sul possesso di armi, nei Balcani occidentali continuano a circolare molte armi, la maggior parte delle quali illegali e provenienti, in parte, dalle guerre di disintegrazione dell’ex Jugoslavia.