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Un gruppo di brasiliani resta arrestato in Argentina l’8 gennaio



I cinque brasiliani detenuti l’anno scorso in Argentina su richiesta del Brasile per il loro coinvolgimento negli atti dell’8 gennaio rimangono in carcere e non si prevede che lasceranno il carcere. All’inizio di dicembre, durante un discorso all’edizione argentina della Conservative Political Action Conference (Cpac), il deputato federale brasiliano Eduardo Bolsonaro (PL-SP) ha chiesto al presidente argentino Javier Milei di concedere asilo politico ai brasiliani che si trovano in Argentina e che sono stati condannati nel caso.

Eduardo ha affermato che è necessario “che questi brasiliani ottengano l’asilo permanente che dipende da Conare [Comissão Nacional para Refugiados]sotto la giurisdizione del Ministero degli Interni” dell’Argentina. “Quello che noi brasiliani chiediamo è che Conare anticipi questo giudizio e metta fine a questa confusione”. Milei, anch’egli intervenuto allo stesso incontro, non ha preso posizione pubblica sulla richiesta di accogliere i brasiliani, condizione che finora non è stata soddisfatta.

Le alternative possibili sono due: le procedure giudiziarie che potrebbero culminare nell’estradizione richiesta dal Brasile, oppure l’asilo politico, che dipenderebbe da una decisione del governo di Javier Milei. Entrambi i processi sono considerati dispendiosi in termini di tempo dalle autorità di entrambi i paesi.

Chi segue da vicino il caso ritiene che, in entrambi i casi, l’iter sia lungo e burocratico. In campo giudiziario il processo non è stato neppure sottoposto all’analisi della prima istanza della Magistratura argentina. Le difese dei condannati sperano, però, che alla Commissione nazionale per i rifugiati (Conare) venga concesso l’asilo definitivo, che li farebbe uscire dal carcere.

I cinque sono stati arrestati dopo che la magistratura argentina ha emesso una serie di mandati di arresto contro coloro che sono stati condannati l’8 gennaio e considerati latitanti dalla giustizia brasiliana. I mandati sono stati emessi dopo che il ministro della Corte Suprema Federale (STF), Alexandre de Moraes, che presiede le indagini su presunti atti antidemocratici, ha chiesto l’estradizione il 15 ottobre dello scorso anno.

Il PF ha identificato, alla fine del 2024, 61 persone considerate latitanti in seguito alle condanne dell’8 gennaio e che potrebbero trovarsi in Argentina. Il tribunale argentino ha ordinato l’arresto di 59 persone, ma 54 non sono ancora state localizzate.

La Polizia Federale crede nell’arresto delle altre persone coinvolte e afferma che sta monitorando, con gli addetti di polizia, un’eventuale fuga di questi brasiliani verso altri paesi confinanti con l’Argentina.

Chi sono i brasiliani detenuti in Argentina

  • Ana Paula de Souza34 anni, di Florianópolis, è stato arrestato a Buenos Aires alla fine di novembre. È stata condannata a 14 anni di prigione;
  • Joelton Gusmao47 anni, è stato arrestato il 14 novembre nella provincia di La Plata mentre cercava di rinnovare il documento provvisorio che gli permetteva di soggiornare legalmente in Argentina. È stato condannato a 17 anni;
  • Rodrigo Moro34 anni, è stato arrestato il 15 novembre sempre nella provincia di La Plata mentre cercava di rinnovare il suo documento che gli permetteva di soggiornare legalmente nel paese vicino. È stato condannato a 14 anni di prigione;
  • Wellington Luiz Firmino34 anni, è stato arrestato il 19 novembre mentre presentava documenti provvisori alla polizia di frontiera, nella regione di Jujuy. Stava cercando di andare in Cile. Firmino è stato condannato a 17 anni;
  • Joel Borges Correa48 anni, è stato arrestato il 19 novembre dopo essere stato avvicinato durante un blocco stradale nella provincia argentina di San Luis. È stato condannato a 13 anni.

Al momento degli arresti lo raccontò il dottore in diritto internazionale, Eduardo Biacchi Gazzetta del Popolo che se la richiesta di asilo politico verrà accolta non ci sarà alcuna estradizione, ma il professore ha precisato che un cambiamento nella legislazione argentina ha reso più rigida la concessione del rifugio ai condannati per reati considerati gravi nel loro Paese di origine, che dipenderà sull’interpretazione delle autorità di quel paese. “⁠Se l’Argentina capirà che gli atti compiuti sono crimini contro lo Stato di diritto democratico, potrà essere estradato”, avverte il professore.



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