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‘Sono ancora qui’ è il miglior film brasiliano-argentino – 19/12/2024 – Marcos Augusto Gonçalves


I meriti di”Sono ancora qui“, che è diventato popolare tra il pubblico e ha promosso una gradita riconciliazione del Brasile con i suoi cinema. È vero che altri film brasiliani recenti hanno delle virtù e hanno avuto successo di pubblico e di botteghino, ma il film di Walter Salles si muove attraverso una gamma di temi e mercati in cui a volte siamo scivolati.

“I’m Still Here” offre le caratteristiche classiche che portano la gente al cinema: una storia avvincente, ottime interpretazioni degli attori, con le star Fernanda Torres e Montenegro di altissimo livello, buona fotografia, buona colonna sonora, sceneggiatura e regia.

Direi, per usare un eufemismo, che è il miglior film argentino realizzato in Brasile. Qui non c’è alcun demerito, anzi. La regolarità dello standard argentino è un fatto riconosciuto da tutti, compreso, diciamo, lo scrittore Marcelo Rubens Paiva, autore del libro che ispira la produzione, estimatore della cinematografia dei nostri vicini, a cominciare dallo splendido “Il segreto della loro Occhi”.

Alcuni ingredienti favoriscono il riferimento. Siamo nell’ambiente di una famiglia dell’alta borghesia bianca, colta e politicizzata, con un tipo di socievolezza vivace e civile, tratti che possono facilmente riportarci a una certa società e filmografia argentina – e che rientrano in parametri riconoscibili a livello internazionale.

A ciò si aggiunge l’esperienza comune di un modello dittatoriale che è stato attuato in Sud America e ha brutalmente interferito con il regime delle libertà e dei diritti, arrestando, esiliando e togliendo la vita a migliaia di persone. Questa è precisamente una ferita che il cinema argentino ha costantemente affrontato intrecciando drammi personali, sociali e politici in narrazioni intelligenti e ben progettate.

Si potrebbero certamente fare delle riparazioni al film. Forse impiega troppo tempo per esporre la vita quotidiana della bella famiglia, oltre a rivivere una Rio de Janeiro un po’ pulita e idealizzata: Leblon è quasi la spiaggia privata di Paiva. Ho sentito anche commenti sul salto di 25 anni nella storia e su alcuni luoghi comuni, secondo me perfettamente accettabili, che ribadiscono le convenzioni con una certa dose di melodramma.

Sono domande che, in modi diversi, si possono sempre rivolgere ai migliori film. Dopotutto non stiamo parlando di un capolavoro irrevocabile.

Vale infine la pena sottolineare quanto gli è già stato giustamente riconosciuto: la prestazione di Fernanda Torres ne è un esempio emblematico. Mi ha colpito soprattutto un tratto che in definitiva è il cuore del film, ovvero l’insistenza su una forma vitale di resistenza, rappresentata dal sorriso.

Eunice Paiva di Nanda Torres, contro tutto, ci contempla con quel sorriso a volte presente, annunciato ma non sbocciato e talvolta esplicitamente chiamato a simboleggiare un’irriducibile volontà di non piegarsi, di porre la difesa di una vita dignitosa come una strategia non -negoziabile di combattimento. Questo va dalla fotografia scattata al reportage sull’ rapimento di Rubens Paiva alla fine.

Tutte le circostanze venivano a sorridere in “I’m Still Here”, compreso, paradossalmente, il sinistro cipiglio del Colpo di stato bolsonaristaun chiaro segno dell’attualità di questa storia che ci allerta e ci rafforza.


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Luca

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Salve, mi chiamo Luca e sono l'autore di questo sito con utili consigli di cucina. Sono sempre stato affascinato dalla cucina e dagli esperimenti culinari. Grazie a molti anni di pratica e all'apprendimento di diverse tecniche culinarie, ho acquisito molta esperienza nel cucinare diversi piatti.