Social network: la socializzazione lascia il posto all’isolamento – 01/10/2025 – Deborah Bizarria
A volte sembra più facile chattare con gli amici sulle app che attraversare la città per un caffè. Non sorprende che la ricerca mostri un aumento significativo del tempo che trascorriamo a casa. Negli Stati Uniti, la percentuale di adulti che cenano o bevono con gli amici durante una serata media è diminuita di oltre il 30% negli ultimi 20 anni. Allo stesso tempo, il numero di coloro che non escono più di casa è aumentato di 99 minuti al giorno dal 2003. Questi dati, Presentato da Derek Thompson in un articolo per The Atlanticrivelano come la socializzazione di persona venga rapidamente sostituita dall’isolamento anche in un mondo iperconnesso.
Durante il blocco a Shanghaianalizzato da Lulu Peng e altri ricercatori, era chiaro come i social network modellassero i processi di regolazione emotiva delle persone. Sprofondando nell’ansia e nella paura, molti si sono rivolti a Internet per trovare sollievo. Le possibilità di utilizzo offerte da tecnologia erano usati per gestire le emozioni negative, come selezionare contenuti che evitassero stimoli emotivi. Tuttavia, anche queste strategie non sono state sufficienti a sostituire il conforto delle relazioni faccia a faccia.
L’uso dannoso dei social media è stato collegato anche a un indebolimento del sostegno sociale nella vita reale. Studi come quello di Dar Meshi e Morgan Ellithorpe mostrano che, sebbene le interazioni digitali siano in aumento, non offrono lo stesso valore emotivo. Il supporto ricevuto online è superficiale, mentre quello nella vita reale riduce notevolmente i sintomi di depressione e ansia.
Il problema, però, non sono le reti in sé, ma l’uso che ne facciamo. La connettività può essere riconfigurata per rafforzare i legami sociali. Durante il lockdown, ad esempio, i gruppi di quartiere di Shanghai sono stati rinnovati per offrire supporto emotivo. Questi spazi digitali sono diventati luoghi di scambio e solidarietà, colmando un divario creato dal distanziamento fisico. Tuttavia, con la fine del lockdown, molte di queste connessioni si sono dissolte, rivelando la fragilità di queste interazioni temporanee.
Se vogliamo combattere l’isolamento, dobbiamo riprogettare le nostre pratiche digitali e sociali. Il primo passo è riconoscere i limiti delle reti. Possono connettersi, ma non sostituiscono il contatto umano. Gli studi suggeriscono che piccoli cambiamenti nel comportamento – come trascorrere più tempo di persona – hanno un impatto significativo sulla felicità. Nick Epley, psicologo dell’Università di Chicago, sostiene che, nonostante il disagio iniziale, interagire con gli estranei genera maggiore soddisfazione emotiva rispetto all’isolamento. Piccoli atti di connessione nel mondo fisico possono essere più potenti di quanto pensiamo.
È inoltre urgente insegnare alle prossime generazioni come bilanciare tecnologia e vita reale. La soluzione non è vietare o demonizzare i social network, ma educare le persone su come utilizzarli per promuovere gli incontri. Genitori, scuole e governi possono collaborare per limitare il tempo trascorso davanti allo schermo e creare opportunità per i giovani di esplorare le interazioni nel mondo fisico.
La trasformazione inizia con scelte individuali e collettive. Dobbiamo mettere in discussione le nostre pratiche: stiamo coltivando connessioni o semplicemente raccogliendo contatti? Cerchiamo conforto nel virtuale perché è più facile o perché abbiamo dimenticato come interagire nel mondo reale? La risposta a queste domande può modellare il futuro di molte delle nostre relazioni.
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