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“Siccome mia nipote è attaccata alla gonna della mamma, l’ho mandata al parco per una giornata con papà. Come è finita l’avventura”.

Guardandomi intorno e riferendomi alla mia esperienza di vita, oserei dire che nnoi mamme sopportiamo il peso maggiore quando si tratta di bambini. Nessun padre si offenderà (spero!) per questa affermazione. E non lo diciamo né per vittimizzare né per vantarci. So che ci sono delle eccezioni e ho tutta l’ammirazione per i papà che lavorano fianco a fianco con le mamme in tutto ciò che riguarda i bambini. Per il resto di noi, la realtà è diversa. Nel primo anno di vita, il rapporto tra mamma e bambino è di dipendenza e anche dopo un anno le cose non cambiano radicalmente. Il rapporto con il padre, invece, deve essere costruito.

Non so gli altri, ma nel caso di mia nipote, Victoria (2 anni e 4 mesi), è come se il suo cordone ombelicale non fosse ancora stato tagliato. Segue la mamma come un’ombra segue un uomo. Qualsiasi cosa voglia fare, deve farla solo con lei. Il padre non si preoccupa, si offre di mostrarle cose, di fare cose insieme. Niente! E quando si stanca di camminare, il più delle volte la sua povera mamma deve prenderla in braccio e portarla, perché è così brutta. Anche se ha un’ernia del disco vertebrale che la sta prosciugando, e anche il bambino non è un fenomeno. Può essere lusinghiero essere la preferita, ma è anche dannatamente estenuante…

Dopo la nascita del bambino, il papà è quello… incinto

Non sto dicendo che il padre non avesse la buona volontà di instaurare un rapporto altrettanto stretto con lei. Ci ha provato. Ma la mamma è la mamma, non si può fare nulla. Non dico nemmeno che fosse sempre presente, sempre al suo fianco, sempre pronto a soddisfare le sue richieste e i suoi bisogni. Qualcuno deve lavorare, andare al lavoro e al ritorno a casa fare la spesa, portare l’auto all’autolavaggio, andare dal veterinario e alla tosatura del cane, portarlo a spasso, prendere le sue medicine in una farmacia dall’altra parte di Bucarest, fermarsi a vedere ed eventualmente aiutare i suoi genitori, che sono anziani e hanno problemi di salute, e in più spesso va in viaggio e fa la spesa anche per me, sua suocera.

La sera, quando lui torna a casa, la ragazza o è stanca e non si riesce ad andare d’accordo con lei, oppure è già al lavoro e lui è comunque esausto. Quando giocare di nuovo con lei, quando rafforzare il suo rapporto? I fine settimana non bastano. Sappiamo che lui soffriva in cuor suo, e mia figlia glielo ha confessato, che Vittoria lo ha totalmente ignorato fino a circa mezzo anno fa. Protestava persino quando la prendeva in braccio per coccolarla.

Una coperta per il maltempo

Beh, ora non è così male. Ma questo perché la femminuccia ha scoperto che quando la mamma litiga può rifugiarsi tra le braccia del papà, perché lui non le dirà mai di no. Ci sono state discussioni anche su questo, perché c’è un accordo tra loro per non sabotarsi a vicenda nelle questioni che riguardano l’educazione. Quando uno dice “è nera”, beh, nero è quello che dice l’altro, anche se deve mordersi le labbra. È solo che l’argomentazione di mio genero per infrangere la regola era così emotiva che non si riesce a discutere e a litigare con lui. “Che ci posso fare, mi piace quando viene qui e si accoccola da me! So che lo fa con interesse, ma gli voglio bene lo stesso. È solo in situazioni come questa che lo fa…”.

Costruire giocosamente la relazione con il padre

Ho pensato, nella mia presunta saggezza, di provocare circostanze in cui Vittoria interagisce di più con il papà, in cui fa cose con il suo aiuto, per dimostrargli che è forte e rassicurante. E alla sua età, come si fa a farlo se non giocando? Ho proposto di andare tutti insieme al Centro per l’infanzia un fine settimana. Sono fortunata, perché il 99% delle volte quello che propongo viene accettato. L’1% è per i casi in cui ci sono ragioni oggettive per non farlo. Non so se sia per rispetto o per il desiderio di non avere malumori da parte mia o tensioni nella tribù, e a dire il vero non mi interessa molto cosa ci sia alla base di questo atteggiamento. Finché tutto ciò che propongo è per loro, nel loro interesse, per il loro bene – compresa, naturalmente, Victoria, o soprattutto lei – tutto ciò che conta è che le cose funzionino bene per loro.

Non è solo la Polizia a offrire “fiducia e sicurezza”.

E come è andata la nostra visita all’orfanotrofio? Perfette! Sono andate perfettamente! Proprio come volevo. Dopo aver fatto salire la bambina sulle macchinine che si spostano da una parte all’altra, dopo averla fatta salire sulla giostra e sul trenino, siamo passati alle cose serie. Ho lasciato i “piccioni” su una panchina all’ombra e ho portato la bambina a ispezionare il parco per vedere quali altre attrazioni aveva. Alcune più adrenaliniche, ma adatte alla sua età.

Ho trovato un trampolino sul quale i bambini, assicurati a corde simili a quelle del bungee jumping, potevano saltare tanto in alto quanto le loro gambe li avrebbero portati. E per maggiore sicurezza c’era una corda da cui l’adulto aveva ancora il controllo. Era tutto ciò di cui avevo bisogno. Certo che potevo farlo, ma perché avrei dovuto? Chiesi alla ragazza se voleva saltare anche lei. Lo fece. Le dissi che se voleva saltare dovevamo andare a chiedere a papà di aiutarci, che lui era più forte. Se lui viene, lei non cadrà e non potrà succedere nulla di male. Così andai alla panchina dove l’avevo lasciato e gli diedi un lavoro.

I padri, gli eroi senza mantello delle ragazze

All’inizio un po’ timorosa di saltare, incoraggiata dal padre, cominciò a fare sempre meglio, saltando sempre più in alto e divertendosi sempre di più. Ogni volta che si sentiva insicura, allungava la mano e gli gridava: “Papà, stringi la mano!”. È questo che volevo insegnarle, che la mano forte, la mano salvifica che le tenderà la mano quando ne avrà bisogno, è quella di suo padre. Perché i padri, giusto? – .

Doveva vederlo un’altra volta, ma in circostanze diverse, per fissare le informazioni e rafforzare la sua fede. Poi sono andati insieme su quelle macchinine elettriche che devono essere guidate. Lei ha visto come papà si comporta ed evita le collisioni (non poteva vedere molto dal suo seggiolino), come affronta bene le curve, come sa svoltare. Lei era lì, accanto a lui, davanti, protetta dal suo braccio durante tutta la “gara”. Per non cadere, per non sbattere la bocca sul volante o sulla barra di sostegno davanti a lei.

Il più debole cede!

Poi, quando scesero, Victoria vide qualcuno che mangiava una ciambella e ne volle una. Mia figlia le ha mandate a prenderla. Solo che non sono tornati con la ciambella, ma con un lecca-lecca colorato per i bambini, che Victoria ha insistito a chiedere. Se fosse stata sua madre o io, non glielo avremmo comprato nemmeno se si fosse rotolata per terra. Lui, invece, l’ha assecondata. Ed è stato molto, molto positivo per il loro rapporto. Non l’ha mangiata, ma sapevo che l’avrebbe fatto. Non è un amante dei dolci. Ma era la risposta di suo padre ai suoi desideri che contava.

Ciò che doveva dimostrare, effetto immediato

Come faccio a sapere che lo scopo di questa gita nel parco è stato raggiunto? Ebbene, la risposta l’ho avuta il giorno stesso. Nel pomeriggio, quando il caldo era diminuito, i tre andarono nel cortile di alcuni amici per un barbecue. Nel cortile… proprio come nel cortile di casa. Con tutta la libertà di correre e fare quello che voleva, con musica e balli. E chi non ha avuto molto tempo per stare fermo, se non mentre mangiava? Il papà, naturalmente! Perché sua figlia lo ha portato a ballare e non lo ha lasciato fare! Come si dice, come in matematica: “quello che c’era da dimostrare”. È così per il padre.

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Luca

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Salve, mi chiamo Luca e sono l'autore di questo sito con utili consigli di cucina. Sono sempre stato affascinato dalla cucina e dagli esperimenti culinari. Grazie a molti anni di pratica e all'apprendimento di diverse tecniche culinarie, ho acquisito molta esperienza nel cucinare diversi piatti.