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Salute e comunità creano la figura dell’“amministratore sanitario” per liberare medici e infermieri dalla burocrazia | Società



L’enorme peso delle procedure amministrative e della burocrazia è una delle principali lamentele che il personale sanitario, soprattutto medici e infermieri, solleva quando propone misure per migliorare l’assistenza che ricevono i pazienti della sanità pubblica. Per rispondere a questa esigenza, il Consiglio interterritoriale del Sistema sanitario nazionale, formato dal Ministero della Salute e dalle comunità, ha approvato questo lunedì la creazione di una nuova figura, denominata “amministrativo sanitario”, la cui funzione principale sarà quella di liberare tempo affinché questi professionisti possano dedicarsi ai malati.

La misura fa parte del Piano d’azione sull’assistenza primaria e comunitaria 2025-2027, il cui obiettivo principale è “rafforzare e modernizzare questo livello di assistenza in Spagna”, si legge nella nota resa pubblica questo pomeriggio dopo la riunione del Consiglio. “Per rispondere ai bisogni di una popolazione in costante cambiamento, il piano si basa su un’analisi completa della situazione attuale dell’assistenza primaria. Questa analisi considera fattori come l’invecchiamento della popolazione, l’aumento delle malattie croniche e la crescente domanda di servizi sanitari accessibili e di qualità”, si legge nella nota.

La Ministra della Salute, Mónica García, ha sottolineato nella conferenza stampa precedente la riunione del Consiglio Interterritoriale che “tra gli elementi più innovativi c’è l’espansione delle équipe multidisciplinari” della rete sanitaria, con nuove figure per coprire le esigenze dei pazienti quali “terapisti occupazionali, dentisti, ottici, optometristi, nutrizionisti e podologi”, tra gli altri.

Il piano prevede una dozzina di obiettivi strategici. Il primo è garantire la cosiddetta “longitudine”, il cui approccio è quello di “promuovere la continuità della cura del paziente con lo stesso team di professionisti” quando possibile, qualcosa che diversi studi hanno dimostrato che migliora la qualità delle cure, riduce necessità di recarsi al pronto soccorso, ricoveri e rischio di morte.

Il piano cerca anche di invertire la situazione attuale in cui le cure primarie non sono attraenti per molti professionisti, che preferiscono esercitare in altre specialità legate all’ambiente ospedaliero. “L’obiettivo è che l’assistenza primaria diventi un’opzione professionale più attraente”, il che significa migliorare le condizioni di lavoro, incoraggiare il ritorno dei medici con questa specialità che esercitano in altri settori e promuovere l’inclusione di infermieri specializzati in famiglia e comunità.

Un altro modo per rafforzare l’assistenza primaria è espandere il portafoglio di servizi, con maggiori capacità risolutive e mezzi diagnostici, e aumentare anche l’assistenza orale, con particolare attenzione alla prevenzione e alla cura dei gruppi vulnerabili. Una sezione importante a questo punto è promuovere l’assistenza domiciliare. “Sarà promossa l’assistenza domiciliare per i pazienti che ne hanno bisogno, avvicinando i servizi sanitari alle loro case”, si legge negli accordi raggiunti tra la Sanità e le comunità.

Il Piano d’azione 2025-2027, sottolinea Salute, avrà un budget finalista che “permetterà alle comunità autonome di realizzare le azioni necessarie per la sua attuazione”.

“Abbiamo sempre detto che la crisi per gli operatori sanitari non dipende tanto da quanti professionisti abbiamo, ma da ciò di cui hanno bisogno i nostri professionisti. Questo piano risponde a questa esigenza. Ciò consentirà loro di avere più tempo e anche più risorse per concentrarsi su ciò che è veramente importante e che i nostri pazienti possano ricevere un’assistenza più vicina, più coordinata e più efficace”, ha affermato il ministro.

D’altro canto, il Consiglio Interterritoriale ha approvato anche il protocollo che regola la registrazione degli obiettori di coscienza per l’interruzione volontaria di gravidanza (IVE). “Obiettivo principale di questo protocollo è garantire il diritto all’obiezione di coscienza del personale sanitario, garantendo al contempo l’accesso all’IVE su tutto il territorio nazionale” per tutte le donne che ne facciano richiesta.

Ogni comunità deve creare un registro degli obiettori di coscienza, che sarà utilizzato solo nelle funzioni di gestione delle risorse umane e per garantire l’erogazione dell’IVE. Saranno coinvolte solo le figure professionali che intervengono direttamente nell’IVE: medici specialisti in ginecologia e ostetricia, anestesiologia e rianimazione, medicina di famiglia e di comunità, infermieri e ostetriche.

I dati di registrazione non saranno condivisi tra comunità autonome, sarà garantita la protezione delle informazioni delle persone che sceglieranno di avvalersi dell’opposizione. Secondo i presupposti previsti dalla Legge organica 2/2010, i professionisti possono avvalersi anche dell’“obiezione di coscienza totale o parziale” per alcuni dei casi previsti dalla legge.

Le ipotesi parzialmente contestabili sono quattro: IVE su richiesta della donna entro le prime 14 settimane di gestazione; IVE per motivi medici, fino alla 22a settimana di gestazione, in caso di grave rischio per la vita o la salute della gestante; IVE per motivi medici, fino alla 22a settimana di gestazione, in caso di rischio di gravi anomalie del feto; e IVE per motivi medici, in caso di anomalie fetali incompatibili con la vita o di malattie estremamente gravi ed incurabili del feto.

Il Consiglio, secondo il ministro Mónica García, ha anche esaminato diversi progetti normativi relativi, tra gli altri, alle “formule master della cannabis”, al programma di vaccinazione, alla resistenza antimicrobica e allo sviluppo della strategia digitale nella sanità pubblica.



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Luca

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