Sebbene la prima legge di riforma fiscale complementare lo preveda erba limitare l’aliquota dell’imposta sul valore aggiunto (IVA) a un massimo di 26,5%i funzionari governativi sperano che il meccanismo non farti attivare: l’aspettativa è che il numero resti sotto il soffitto dopo la transizione del sistema.
I calcoli preliminari del Ministero delle Finanze mostrano che, con le eccezioni previste dalla normativa, l’IVA sarebbe vicina all’importo 28%. Tuttavia il testo prevede che l’art 2031 ci sarà una valutazione delle tariffe finali – che entrerà in vigore nel 2033 — e se il valore supera il 26,5%, sarà necessario tagliare i benefici fiscali.
La valutazione fatta dai funzionari governativi, però, è che entro il 2031 sarà possibile stimare dei guadagni conformità e lotta all’evasione fiscale generati dagli obblighi accessori adottati nel periodo transitorio tra sistemi fiscali. Quindi ci sarebbe riduzione dell’aliquota standard.
In un’intervista con CNNil deputato Reginaldo Lopes, relatore del disegno di legge complementare approvato alla Camera, ha anche sottolineato l’aspettativa che il cashback, meccanismo per restituire parte dell’imposta ai più poveri, generi formalizzazione dei consumi delle famiglie, che contribuirebbe alla riduzione.
La proiezione del relatore sulla regolamentazione è che il “divario di conformità” potrebbe essere superato tre punti percentuali (pp): in questo modo la tariffa standard sarebbe vicina alla 25%.
Tecnici del Ministero delle Finanze consultati da CNN indicano che l’attuale proiezione del dipartimento per il tasso, vicino al 28%, già considerare un’opportunità per ridurre l’evasione fiscale e il default. Le tabelle non escludono però un calo più significativo del previsto, che si tradurrebbe in una riduzione dell’aliquota fiscale.