Quasi la metà dell’umanità è esposta a impatti climatici estremi, afferma l’ONU
Inizia la seconda settimana di negoziati alla COP29, tra diverse incertezze. I negoziati sui finanziamenti per il clima stanno progredendo. Ma non alla velocità prevista per l’entità dell’urgenza. Questo lunedì (18), l’uomo forte delle Nazioni Unite per il clima, Simon Stiell, ha parlato di nuovo. Ha detto che, in questo momento, c’è un grosso ostacolo finanziario che non può essere ignorato. Ma è necessario agire. “Dobbiamo cambiare questo scenario. Il “business as usual” non è sufficiente. Abbiamo bisogno di azioni urgenti, di trasformazione”, ha affermato.
Per il Segretario esecutivo delle Nazioni Unite per i cambiamenti climatici, i piani nazionali di adattamento (NAP) sono più necessari che mai. Sono vitali. Ha aggiunto che ogni politica, ogni piano, fa la differenza tra la vita e la morte per milioni di persone in tutto il mondo.
Un sondaggio diffuso dalle Nazioni Unite porta numeri preoccupanti. Riflette la portata della sfida in gioco. Quasi la metà della popolazione umana vive in aree vulnerabili dal punto di vista climatico. Luoghi in cui le persone hanno 15 volte più probabilità di morire a causa degli impatti climatici.
“L’adattamento ha un potere trasformativo oltre a mitigare i rischi. Gli investimenti nell’adattamento, nella giusta misura e al giusto ritmo, possono proteggere vite umane, economie e aumentare le opportunità, l’uguaglianza e la prosperità”, avverte Stiell.
Oltre ai valori legati al finanziamento del clima, c’è un altro tema in discussione, i costi dell’adattamento. Da dove arriveranno i soldi che aiuteranno i Paesi, soprattutto quelli vulnerabili, che non riescono più a invertire gli scenari causati dal cambiamento climatico. Gli esperti affermano che questa cifra potrebbe raggiungere i 340 miliardi di dollari all’anno entro il 2030 e fino a 565 miliardi di dollari all’anno entro il 2050.
Sebbene i numeri sembrino astratti, bisogna tenere conto del fatto che rappresentano la differenza sicura o devastante per miliardi di persone che vivono in queste aree più critiche.
“La resilienza è nel DNA dell’umanità. Questo non è un sogno lontano. È alla nostra portata. Abbiamo gli strumenti, la scienza e la capacità per raggiungere questi obiettivi. Il finanziamento esiste. Bisogna sbloccarlo”, ha concluso il segretario dell’Onu.
