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Milei incolpa il “regime Lula” per non aver restituito il passaporto di Bolsonaro



Milei è stata una dei partecipanti al gala di inaugurazione di Trump sabato (18), dove ha detto che le mancava Bolsonaro. L’ex presidente è stato invitato alle cerimonie a Washington, ma il ministro Alexandre de Moraes, della Corte Suprema Federale (STF), gli ha negato la restituzione del passaporto.

“È un grande amico e mi dispiace molto che il regime di Lula non lo abbia lasciato venire”, ha detto Milei ai partecipanti che hanno pubblicato il discorso sui social media.

“Bolsonaro gli ha chiesto di dimostrare l’affetto e il rispetto che ha per il presidente. Hanno stabilito un rapporto e condividono gli stessi valori e principi. Porto il suo abbraccio e il suo affetto al presidente Donald Trump”, ha detto all’aeroporto.

Ha anche criticato l’accusa di Bolsonaro nei confronti di altre 39 persone lo scorso anno per aver partecipato a un presunto tentativo di colpo di stato, oltre alla sua condanna all’ineleggibilità fino al 2030 per aver messo in discussione il sistema di voto della Corte Elettorale Superiore (TSE).

Michelle ha anche smentito le speculazioni secondo cui Bolsonaro potrebbe usare il viaggio per l’insediamento di Trump negli Stati Uniti come pretesto per fuggire dal Brasile. “Non ha commesso alcun reato”, ha detto, ripetendo l’argomento utilizzato dalla difesa dell’ex presidente nella richiesta di restituzione del suo passaporto.

La richiesta è stata respinta due volte la settimana scorsa dal ministro Alexandre de Moraes, della Corte Suprema Federale (STF). Nelle sue argomentazioni per negare la restituzione del passaporto, il magistrato ha citato un’intervista di Bolsonaro secondo cui avrebbe potuto rifugiarsi presso un’ambasciata in Brasile se fosse stato arrestato.

“L’ex presidente Jair Bolsonaro (PL) ha ammesso in un’intervista UOL la possibilità di chiedere rifugio in un’ambasciata in Brasile, se il carcere verrà ordinato dopo una possibile condanna per il complotto del colpo di stato del 2022”, ha affermato Moraes nella decisione.

Gli avvocati sostengono che la durata delle misure cautelari è “eccessiva” e ribadiscono che Bolsonaro “resta semplicemente indagato, anche se incriminato e, come ha già espresso, in attesa dell’occasione per dimostrare la sua innocenza”.

E che sia andato in Argentina, nel dicembre 2023, per l’insediamento del presidente Javier Milei e sia tornato in Brasile, il che non giustificherebbe l’accusa di rischio di fuga.



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Luca

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