Tra le critiche processo iniziato la settimana scorsa NO STF (Supremo Tribunale Federale), a Metaproprietario di FacebookInstagram e WhatsApp precisano che “non vi è alcuna inerzia” da parte dell’azienda nei confronti dei contenuti dannosi, “contrariamente a quanto si è sentito nel dibattito pubblico”.
La nota della società cita l’articolo 19 del Marco civile da Internet e il “dibattito sull’aggiornamento delle regole di internet”, senza citare però esplicitamente il giudizio sulla vicenda in corso in Cassazione. Facebook è parte in uno dei procedimenti dinanzi alla STF.
Nonostante le critiche subite nel dibattito pubblico legate al dibattito sulla responsabilità delle reti, la pubblicazione di questo martedì (3) fa riferimento alle misure adottate da Meta, in risposta alle risoluzioni del TSE (Tribunale Elettorale Superiore).
“Come attestano i numeri riportati di seguito sulla moderazione dei contenuti, non vi è alcuna inerzia da parte di Meta nel rilevare e agire sui contenuti dannosi, contrariamente a quanto si è sentito nel dibattito pubblico”, si legge nella nota.
L’azienda nega inoltre che il suo modello di business prosperi in un “ambiente online tossico”, sostenendo che gli inserzionisti non vogliono che i loro marchi siano collegati a questo tipo di contenuti.
“È importante il dibattito sull’aggiornamento delle regole di Internet, anche in merito all’articolo 19 del Marco Civil da Internet. La norma stabilisce un sistema per ritenere i fornitori di applicazioni responsabili dei contenuti pubblicati da terzi, dando priorità alla libertà di espressione, consentendo allo stesso tempo alle piattaforme moderate i contenuti pubblicati sugli stessi”, si legge nella nota.
Secondo il rapporto, nel periodo elettorale tra agosto e ottobre di quest’anno, più di 2,9 milioni di contenuti sono stati rimossi su Facebook, Instagram e Threads in Brasile per aver violato le “politiche su bullismo e molestie, incitamento all’odio, violenza e incitamento” .