“Non bisogna confondere le cause della validità dell’opera di Rodoreda con i suoi sintomi, che si configurano adesivoinflazione di adattamenti teatrali dei romanzi, pubblicazioni opportunistiche in coincidenza con il quarantesimo anniversario della sua morte o, addirittura, la forma di una citazione musicale in una canzone di Quica di Els Amics de les Arts”. Neus Penalba lo scrive nel saggio Fame negli occhi, cemento in bocca (3i4), in un’introduzione che sembra imposta dall’atmosfera perché non si può parlare di Mercè Rodoreda senza prima inquadrarla. Negli ultimi anni è passata da lettura imperdibile a scrittrice scadente, meme ironico, emblema nazionale, madre abbandonatrice e intellettuale spirituale, e sembra che parlare di uno richieda prima di rifiutare gli altri. La domanda sul perché Rodoreda continui ad aggiornarsi è allo stesso tempo ovvia e misteriosa. Come tutti i classici, il suo lavoro ci permette di interrogarlo costantemente e, allo stesso tempo, ogni volta che lo facciamo, ne tradiamo qualcosa. Stanca di stupide appropriazioni, Penalba ci ha detto che bisognava osare e leggere la scrittrice con tutta la sua serietà. Non è passato nemmeno un anno e Rodoreda torna sulle tavole delle novità con un approccio diverso come quello film biografico romantico
Eva Comas-Arnal ha vinto il Premio Proa del Romanzo con un romanzo sulla vita di Mercè Rodoreda e Armand Obiols/Joan Prat tra gli anni 1939 e 1948. Cioè dal loro arrivo al castello di Roissy-en-Brie fino alla momento in cui entrambi lavorarono per la Generalitat in esilio a Parigi, passando per Llemotges e Bordeaux. Comas-Arnal si dedica da anni a Rodoreda e ha pubblicato saggi accademici Il sogno azzurro io Perfeziona lo stileentrambi sotto l’egida dell’IEC. Mentre studiava la vita e il lavoro, dice, gli è venuta l’idea di raccontare gli alti e bassi dell’autore durante gli anni più intensi della guerra e del dopoguerra, e di mettere al centro la relazione d’amore tra i due scrittori. Da qui il titolo, Mercè e Joanche prende i loro nomi per avvertire che si tratta di una donna e di un uomo.
“Ho fatto la mia parte Shakespeare innamorato”, ha detto Comas-Arnal alla cerimonia di premiazione. Ma non molto bene. Il film di John Madden era un’interpretazione umoristicamente anacronistica e quindi altamente fantasiosa della vita dello scrittore. Invece, Mercè e Joan si basa fedelmente sulla documentazione, colmando lacune diciamo sensoriali, come il modo di scopare, ma anche la psicologia degli amici solo menzionata nelle lettere. E questo è il bene e il male. Dando vita a ciò che finora si poteva conoscere dalla saggistica sotto forma di romanzo rosa, farà sì che molti nuovi lettori, forse quelli che portano il peso della lettura obbligatoria, vengano a leggere le circostanze che vissero Rodoreda e Obiols in quegli anni . In effetti, le scene in cui il romanzo ricrea episodi storici sono le più interessanti, perché l’opera è esaustiva, Comas-Arnal sa di cosa parla e affronta bene argomenti spinosi come il lavoro di Obiols nel campo Lindemann.
Ma, come insiste l’autrice ogni volta che può, questo è un romanzo d’amore. Il lettore che ha letto le biografie o le raccolte di lettere pubblicate negli ultimi anni sa che i rapporti tra Obiols e Rodoreda furono particolarmente tortuosi. I due arrivarono a Roissy-en-Brie sposati e con un figlio in Catalogna, e durante gli anni raccontati nel romanzo, Obiols non lasciò morire il rapporto con Montserrat Trabal, sua moglie, né ebbe molta determinazione in amore. Ciò porta all’abiezione e alla gelosia che Comas-Arnal riflette ma vuole anche salvare perché, scrive, “chi vince in amore, vince in tutto”. Mercè e Joan finisce bene, ma sappiamo che Rodoreda e Obiols non hanno mai vinto del tutto.
Il giorno della premiazione si è sostenuto che ogni cultura normale ha film e romanzi basati sulle vite dei suoi famosi scrittori. Ma qualsiasi cultura normale non deve fare troppe affermazioni su ciò che fa. È chiaro che ora leggiamo i classici senza complicazioni, che il meme coesiste con la lettura seria e con la biofiction pop, e che tutti possono essere restituiti senza bisogno di farsi male. Anche che Rodoreda farà da esca e, grazie alla sua figura e a tutti gli intellettuali in esilio che lo circondano, un melodramma di amori e gelosie nell’Europa del Novecento acquista gravità.
Ma abbiamo detto che è impossibile proporre un Rodoreda senza tradire gli altri, e in questo caso la volontà di spiegare parte della sua storia come una light novel lascia da parte una certa complessità che caratterizza l’opera dello scrittore. Come con tutti i film biografici.oralità in ogni personaggio e imita anche in alcuni frammenti lo stile letterario di Rodoreda. Il tutto, con una volontà volutamente chiarificatrice. E proprio perché abbiamo letto Rodoreda, sappiamo che per lei non esiste modo di raccontare un conflitto senza lo sforzo letterario che in qualche modo ne rifiuta l’interpretazione.
Mercè e Joan
Eva Comas-Arnal
Arco
336 pagine. 20,90 euro