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Marco Civile da Internet: Meta avverte dei rischi del processo alla STF


Meta, proprietario di Facebook, Instagram e WhatsApp, ha espresso “preoccupazione” per l’andamento del processo presso la Corte Suprema Federale (STF) sulle responsabilità dei social network per i contenuti degli utenti. In un comunicato, la società si dice preoccupata per alcune delle argomentazioni ascoltate durante la discussione.

“Nessuna grande democrazia al mondo ha mai tentato di attuare un regime di responsabilità per le piattaforme digitali simile a quanto suggerito finora nella sentenza STF”, ha scritto Meta.

Nei processi in questione presso l’STF si discutono le disposizioni del Marco Civil da Internet relative ai contenuti e alla possibilità di bloccare le piattaforme con decisione del tribunale.

Secondo Meta, l’articolo 19 di tale norma stabilisce che “gli intermediari come le piattaforme digitali possono essere ritenuti responsabili dei contenuti di terzi solo se non li rimuovono dopo aver ricevuto un valido ordine del tribunale in tal senso”.

Ribadisce inoltre che i suoi social network hanno regole che proibiscono contenuti dannosi come la violenza, l’incitamento e l’abuso sui minori. “In Meta, utilizziamo la tecnologia automatizzata e la revisione umana per identificare e agire sui contenuti che violano queste politiche.”

Infine, afferma di sperare che “si raggiunga una soluzione equilibrata sul regime di responsabilità delle piattaforme digitali in Brasile man mano che avanza il processo sulla costituzionalità dell’articolo 19 del Marco Civil da Internet”.

Sentenza

Mercoledì (11), la STF ha ripreso a giudicare i ricorsi in cui si discute se i social network possano essere citati in giudizio per i contenuti pubblicati dagli utenti, anche se non ricevono un’ordinanza del tribunale per cancellare i post dannosi.

Il ministro Luiz Fux ha votato contro l’attuale regime di responsabilità per le piattaforme digitali. Anche il ministro Dias Toffoli ha capito che l’attuale regime di responsabilità delle piattaforme è incostituzionale. Gli altri ministri non hanno ancora votato.

Nella magistratura, la regolamentazione è considerata uno strumento importante per combattere l’incitamento all’odio, la diffusione della disinformazione e dei contenuti antidemocratici propagati sulle piattaforme.

I ministri della Corte Suprema hanno espresso pubblicamente il loro punto di vista sulla necessità di norme per il funzionamento delle reti e la gestione dei contenuti pubblicati su Internet.

Tra coloro che si difendono più incisivamente c’è Alexandre de Moraes, relatore delle inchieste sulle fake news, sulle milizie digitali e sugli atti dell’8 gennaio.



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