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L’UE condanna Maduro per “mancanza di legittimità democratica” e raddoppia le sanzioni | Internazionale



Nicolás Maduro “non ha la legittimità di un presidente democraticamente eletto” perché “milioni di venezuelani hanno votato per il cambiamento democratico sostenendo Edmundo González con una maggioranza significativa”. L’Unione Europea ha voluto chiarire la sua posizione su quanto accaduto nelle elezioni venezuelane dell’estate scorsa, venerdì 10 gennaio, nelle quali Maduro si è insediato come presidente senza fornire la prova di aver vinto alle urne rifiutandosi di mostrare i verbali voti. Ha inoltre attaccato duramente la repressione scatenata dal regime e sanzionato 15 funzionari venezuelani per “aver minato la democrazia, i diritti umani e lo stato di diritto”, secondo la dichiarazione rilasciata dall’Alto rappresentante per la Politica Estera, Kaja Kallas.

Queste sanzioni, già annunciate lo scorso dicembre, entrano in vigore questo venerdì e si aggiungono alla pena che già grava su altre 55 persone. In totale i sanzionati sono 70. Tra loro, Caryslia Rodríguez, presidente del Consiglio Elettorale Nazionale, e diversi membri della Corte Suprema del paese caraibico o del servizio di intelligence (Sebin).

“Dal giorno delle elezioni, le autorità venezuelane hanno inasprito la repressione e le vessazioni contro l’opposizione, la società civile e le loro famiglie, imprigionando voci dissidenti e costringendo i propri cittadini a vivere nella paura o ad andare in esilio. Sono stati arrestati più di 2.500 cittadini, compresi minorenni”, sottolinea il testo comune dei Ventisette, nel quale la Spagna ha avuto un ruolo importante nel promuoverlo, sottolineano fonti europee. Il paragrafo termina chiedendo che il regime di Maduro rilasci “incondizionatamente tutti i prigionieri politici”.

Sebbene l’UE, attraverso le sue dichiarazioni pubbliche e anche con riconoscimenti come il Premio Sakharov per la libertà di coscienza da parte del Parlamento europeo, abbia sostenuto l’opposizione venezuelana, non ha riconosciuto Edmundo González Urrutia come presidente eletto del Venezuela. Nemmeno la stragrande maggioranza degli Stati membri lo ha fatto, solo l’Italia e in maniera tiepida. Sta ancora progettando quello che è successo con l’opposizione Juan Guaidó nel 2019, quando molti paesi europei – tra cui la Spagna – lo riconobbero come “presidente ad interim”, ma l’iniziativa non portò ad un cambio di regime.

Ma non c’è nemmeno il riconoscimento dell’autoproclamata vittoria di Maduro da parte dell’UE. Né le istituzioni europee né i loro Stati membri hanno inviato rappresentanti alla cerimonia di investitura, alla quale non hanno partecipato nemmeno gli ambasciatori dei Ventisette nel Paese caraibico.

Né gli Stati Uniti, il Brasile, il Cile e altri paesi del continente riconoscono Maduro come il vincitore delle elezioni. Il regime venezuelano ha rifiutato di mostrare i registri elettorali del 28 luglio; L’opposizione, da parte sua, ha dichiarato vincitore il suo candidato, Edmundo González, con quelli che era riuscito a raccogliere. Questi verbali sono stati verificati dal Centro Carter, uno dei pochi organismi internazionali che ha ottenuto da Caracas il permesso di osservare il processo elettorale. Le Nazioni Unite, da parte loro, hanno osservato che le elezioni “hanno rispettato le misure fondamentali di trasparenza e integrità che sono essenziali per lo svolgimento di elezioni credibili”.

Seguendo il percorso segnato dalle conclusioni dell’ultimo Consiglio europeo, il testo diffuso venerdì da Kallas sottolinea che “l’Unione europea sostiene tutti coloro che difendono i valori democratici in Venezuela, compresi i difensori dei diritti umani”. La dichiarazione prosegue inoltre indicando che “l’UE continuerà a lavorare con tutti i venezuelani e con i partner regionali e internazionali per promuovere il dialogo e una soluzione democratica alla crisi guidata dai venezuelani che ripristini la stabilità politica, la crescita economica e il benessere sociale per i milioni di venezuelani che affrontano bisogni critici”.

Per quanto riguarda le sanzioni, la dichiarazione indica che “non è stata adottata alcuna misura che possa danneggiare la popolazione o l’economia venezuelana”. “La responsabilità di porre fine alla crisi in Venezuela ricade sulle sue autorità”, sottolinea, aggiungendo che “l’inversione delle sanzioni dell’UE dipenderà da progressi tangibili in termini di diritti umani e stato di diritto in Venezuela, insieme a” passi significativi verso un dialogo autentico e una transizione democratica”.



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