La Cina occidentale ospita un certo numero di minoranze etniche alle quali, secondo i Paesi occidentali e le organizzazioni per i diritti umani, Pechino nega i diritti umani fondamentali.
Lo sviluppo della Cina occidentale deve costruire un “forte senso di comunità”, proteggere l’unità nazionale e la stabilità dei confini. È quanto si legge nel rapporto di una riunione chiave del Politburo del Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese. La TASR lo riporta sulla base di un rapporto della Reuters e della televisione BBC.
“È necessario perseverare nella costruzione di un forte senso di unità della nazione cinese e salvaguardare con fermezza la coesione etnica e la stabilità nelle aree di confine”, si legge ancora nel rapporto, secondo quanto affermato dal Politburo, che è uno dei massimi organi del Partito Comunista Cinese ed è coinvolto nelle principali decisioni.
Accuse di violazione dei diritti umani
Il rapporto del Politburo prosegue affermando che per urbanizzare la Cina occidentale sono necessari la rivitalizzazione delle aree rurali e maggiori sforzi per alleviare la povertà. È inoltre importante garantire ulteriori fonti di energia rinnovabile.
La Cina occidentale comprende diverse province e le regioni autonome del Tibet e dello Xinjiang. Alcuni Stati occidentali accusano Pechino di violare i diritti umani nello Xinjiang e in Tibet in nome della sicurezza nazionale. Il governo cinese respinge fermamente queste accuse, definendole menzogne volte a danneggiare la reputazione della Cina.
Alcuni Stati e organizzazioni per i diritti umani accusano Pechino di genocidio nei confronti della minoranza musulmana degli Uiguri, che vive principalmente nella provincia dello Xinjiang. Diverse organizzazioni accusano la Cina di detenere più di un milione di uiguri in quelli che le autorità statali descrivono come campi di “rieducazione”, come riporta la BBC.