L’Italia fa scappare il capo della ‘prigione del terrore’ per migranti in Libia, accusati di crimini contro l’umanità | Internazionale
L’Italia ha fatto una mossa strana, difficile da spiegare a livello internazionale e che le sta costando un enorme scalpore politico, ma che è stata accolta molto bene dalla Libia, paese che finanzia insieme all’UE dal 2017 per fermare senza interrogarsi l’immigrazione via mare i suoi metodi. Il governo di estrema destra di Giorgia Meloni, che regolarmente denuncia le mafie del traffico di esseri umani, ha liberato il signore della prigione del terrore di Mitiga, in Libia, dove sono state denunciate torture e gravi violazioni dei diritti umani contro migranti e prigionieri, e che dal 2011 è ricercata dalla Corte penale internazionale per crimini di guerra e crimini contro l’umanità. La Corte ha chiesto spiegazioni all’Italia per l’accaduto rilascio del fuggitivo “senza preavviso né consultazione”, come annunciato mercoledì pomeriggio in un freddo comunicato.
Si tratta del capo della polizia giudiziaria libica e capo del gruppo paramilitare Rada, Najeem Osama Almasri Hoabish, arrestato sabato sera a Torino, dove si era recato per assistere alla partita di calcio Juventus-Milan, e tre giorni dopo martedì pomeriggio, è stato rilasciato e addirittura portato su un aereo dello Stato italiano a Tripoli, la capitale libica, dove è stato accolto come un eroe. La Corte d’Appello di Roma ha spiegato che si è trattato di “un errore procedurale” nell’iter giudiziario che avrebbe costretto alla sua liberazione. Insomma, il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, avrebbe dovuto inviare il mandato d’arresto alla Procura prima dell’arresto, quando già l’Interpol aveva avvertito dell’imminente presenza del latitante in Italia. Tutta l’opposizione ha chiesto spiegazioni al Parlamento per la “liberazione di un torturatore” e accusa il governo di averla preparata deliberatamente, chiedendo le dimissioni di Nordio.
“Uno schiaffo alla Corte penale internazionale”
Il risultato è uno scandalo per le ONG che lavorano nel Mediterraneo e che in numerose occasioni hanno denunciato violazioni dei diritti umani in Libia. “È uno schiaffo alla Corte penale internazionale”, ha detto Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International in Italia. Secondo lui “è stato scelto di ignorare la cooperazione internazionale nel campo della giustizia in nome della cooperazione politica con la Libia”.
“È uno dei criminali libici più feroci, un trafficante di esseri umani e un criminale di guerra”, accusa la ong Mediterránea, dove lavora un sacerdote, Mattia Ferrari, molto noto in Italia per il suo impegno a favore degli immigrati. La decisione, dicono, “ci lascia basiti, increduli”. “Alcuni di noi hanno subito torture proprio nel campo di internamento di Mitiga e hanno visto ragazzi innocenti morire davanti ai loro occhi, o ragazze che non erano altro che ragazze violentate”, spiega in un comunicato la ONG.
L’intero processo è stato molto strano e gli analisti sottolineano due fattori da tenere in considerazione. Il primo, che la Libia è un partner essenziale per l’Italia che fa il lavoro sporco contro l’immigrazione irregolare, cosa che le ha permesso di ridurre del 60% gli arrivi via mare nel 2024. In secondo luogo, l’attuale governo di Tripoli è anche un alleato degli Stati Uniti nella lotta contro il jihadismo e Al Qaeda. Sullo sfondo c’è la recente liberazione in Iran della giornalista italiana Cecilia Sala, in cambio della consegna di un ingegnere iraniano detenuto in Italia e ricercato dagli Stati Uniti.
I sospetti sul difetto di forma si basano su alcuni dettagli. Anche se l’arresto è avvenuto sabato, il governo è rimasto stranamente silenzioso durante il fine settimana e il ministro della Giustizia ha parlato solo martedì pomeriggio per dire che “stava valutando l’invio del dossier alla Procura”. Anche se a quel punto l’ufficiale libico aveva già un aereo in attesa all’aeroporto di Torino, un Dassault Falcon 900 dello Stato italiano decollato da Roma alle 11:14 del mattino, secondo i media italiani. Per l’associazione dei giuristi ASGI, il Governo ha trattato il caso con “superficialità e gravità”, e sottolinea come “al ritardo del ministro della Giustizia sia seguita l’incredibile efficienza del ministro dell’Interno” nell’espellere Almasri dal Paese. Diversi portali libici, invece, davano per scontato già da martedì mattina la liberazione del detenuto. Lunedì, inoltre, dopo diversi giorni senza arrivi via mare nell’isola di Lampedusa, sono arrivate improvvisamente dalla Libia 500 persone.