L’intervento chirurgico eseguito frettolosamente dall’équipe medica del presidente Lula ha costretto i leader del partito ad anticipare una discussione su chi sarà il candidato di sinistra alle elezioni del 2026. Ufficialmente Lula continua a detenere l’incarico, ma c’è chi valuta scenari diversi.
I medici della presidenza hanno individuato lunedì notte l’emorragia cranica (9). Il membro del PT è volato a San Paolo all’inizio di martedì (10) e si è sottoposto a trapanazione cranica, una manovra indicata per alleviare la pressione causata da questo tipo di emorragia.
L’episodio riflette l’incidente domestico subito dal presidente lo scorso ottobre.
“Rimarrà in terapia intensiva per altre 48 ore, sotto osservazione. Sta bene, mangia, è normale. È più una precauzione”, ha detto Roberto Kalil, capo dell’équipe medica del presidente.
Secondo il ministro delle Relazioni Istituzionali, Alexandre Padilha, Lula non ha perso conoscenza in nessun momento. Padilha ha classificato la prestazione del presidente come “eccellente”.
L’intervento chirurgico d’urgenza ha colto il mondo politico con il piede sbagliato. I leader del partito stanno già mettendo in dubbio, dietro le quinte, la fattibilità di una candidatura di Lula per la rielezione nel 2026. Il politico è già il presidente più anziano della storia del Brasile, con i suoi 79 anni. Se si candiderà alla rielezione, compirà 81 anni durante la campagna elettorale.
Il timore è che Lula ripeta la performance del presidente americano Joe Biden, 82 anni, che si è ritirato dalla corsa alla Casa Bianca dopo essere apparso indebolito durante la campagna.
Nel corso del suo mandato, Lula ha ribadito che, nonostante l’età, si sente “giovane”.
C’è anche il problema della mancanza di leader emergenti a sinistra.
Il ministro delle Finanze, Fernando Haddad, era una volta una delle principali scommesse del PT, ma ha perso tre elezioni di fila: per il sindaco di San Paolo, nel 2016, per la Presidenza della Repubblica, nel 2018, e per il Palácio dos Bandeirantes, nel 2022.
L’attesa del dibattito elettorale diventerà ancora più acuta l’anno prossimo, quando il governo sta valutando la possibilità di attuare una riforma ministeriale per accogliere i partiti che sono formalmente nella base alleata ma che non forniscono voti sufficienti per garantire una maggioranza uniforme al Congresso.