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L’Inter dimostra che sa come soffrire ed è citato con Barcellona | Calcio | Sport


Se tutte le squadre di calcio giocassero ciò che l’Inter ha proposto in questo pareggio, non avremmo affrontato uno sport che ha sollevato così tanto seguito. Ma in tutta la dimostrazione interista, nei momenti dello stomaco, il merito di un gruppo in grado di estrarre le prestazioni nelle sue capacità e lo fa anche con il commercio. L’Inter entra nelle semifinali della competizione massima del club per la quarta volta in 44 anni e lo fa dopo aver sublimato ancora una volta il suo DNA agonistico e pragmatico. Sono andato un tono inferiore del Bayern, forse il peggio degli ultimi anni, anche punito per vittime che avrebbero sollevato il tono di calcio, ad esempio quello di Musiala. Il dipinto tedesco aveva bisogno di talento per danneggiare un rivale di ferro che si dedicò durante la maggior parte del legame per difendersi. E così ha firmato un sorteggio (2-2) che gli ha assegnato dopo aver vinto la scorsa settimana a Monaco (2-1) e ora lo cita in semifinale con il Barcellona.

2

Yann Sommer, Francesco Acerbi, Benjamin Pavard, Alessandro Bastoni (Yann Bisseck, min. 86), Henrikh Mkhitaryan, Hakan Çalhanoglu, Federico Dimarco (Carlos Augusto, min. 72), Nicolò Barella (Davide Frattesi, min. 87), Matteo Darmian, Marcus Thuram y Lautaro Martínez (Mehdi Taremi, min. 80)

2

Jonas Urbig, Min-Jae Kim (Raphal Grabboup, Min. 64), Iron-Sangry, Dohly Gana, Lenaa Garzer, Lenaragic, Min. 82) Y Harry Kane

Obiettivi
0-1 min. 51: Kane. 1-1 min. 57: Lautaro Martínez. 2-1 min. 60: Benjamin Pavard. 2-2 min. 75: Eric Dier

Arbitro Slavko Vincic

Cartellini gialli

Kim Min-Jee (Min. 27), Eric Dier (Min. 45), Arnautovic (Min. 68), DiMarco (Min. 95)

Niente che sia successo a San Siro sorpreso. In vantaggio dopo la prima gamba, Inter si è preso cura del goal davanti a lui sul tabellone come se fosse un tesoro. Era perché condizionava anche il gioco di uno e di altri. E nulla posiziona tra l’Inter in uno spazio più comodo per rimanere in attesa dell’iniziativa rivale. Inter inganna perché ha più risorse di quelle che dimostrano durante le lunghe sezioni delle sue parti.

Il futuro di un vantaggio lo ha ospitato. Thomas Müller, che ha iniziato a scapito di Guereiro e l’unico cambiamento negli undici rispetto al duello in Baviera, ha sottolineato senza problemi per Sommer. Il Bayern fu presto senza sostanza, gestito, esposto a quelle azioni in cui l’Inter viene schiacciato come poche. Era in grado di segnare Çalhanoglu con un missile, ma soprattutto sembrava che l’Inter fosse cresciuto nel gioco perché il Bayern si è dimesso lungo la strada, quasi sempre con la palla in piedi e l’iniziativa di attaccare, ma senza rotte verso l’obiettivo.

Fino a quando Harry Kane non è apparso, che a malapena aveva bisogno di un metro e mezzo di flottazione per passare la palla alla rete e abbinare il pareggio. Era l’inizio della seconda parte e sembrava che fosse aperto un nuovo palcoscenico, un gioco con più sfumature. Quello che è successo è stato che, in effetti, tutto è cambiato. Ma perché è apparso l’Inter con il mazzo. È successo in due angoli, ma era davvero qualcos’altro. L’Inter lanciò la piena ambizione davanti a un tremoso Bayern che mostrò un volto fino ad allora nascosto, quello di una calda e nessuna forza. Lautaro fu esposto per primo, poi Darmian. La patetica gestione del Bayern nei due angoli che ha sigillato il ritorno in un batter d’occhio (solo tre minuti) lo ritrae come una squadra con problemi per competere al massimo livello europeo.

Il 2-1, con i due gol di vantaggio dopo un indicatore identico nella prima gamba, sembrava un mondo. Ma il Bayern è tornato, Eric Dier ha segnato un improbabile capo goal quando l’Inter sembrava più comodo e ha concentrato il gioco a un finale incerto che Müller aveva il pareggio del pareggio in una testardaggine che Sommer ha fermato. L’ultimo lo ha inviato, mangiano sopra la traversa.



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Luca

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