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L’Eurozona considera finita la crisi dei prezzi: chiude il 2024 con l’inflazione sotto controllo | Economia


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Una donna che fa acquisti in un mercato di Madrid. Eduardo Parra (Europa Press/Getty Images)

L’inflazione non è più un incubo. È sotto controllo e lontano dai dati storici raggiunti all’inizio del 2023. Non si è ancora stabilizzato sui livelli antecedenti l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia e la crisi energetica, ma anche quando si riprende non sembra più la minaccia che era circa due anni fa. Il 2024, ad esempio, si è chiuso con un intero trimestre in rialzo eppure il 2,4% per dicembre appena pubblicato da Eurostat è appena quattro decimi sopra l’obiettivo fissato dalla Banca Centrale Europea (BCE) a medio termine.

Ci si aspettava che con l’avvicinarsi della fine dell’anno l’inflazione si sarebbe invertita e sarebbe aumentata. A provocarlo sono stati gli effetti statistici che hanno causato il crollo dei prezzi dell’energia mesi fa o la fine di alcune delle misure di soccorso attuate dai governi nei periodi peggiori. Ha fatto la sua parte anche l’evoluzione dei prezzi dei servizi, aumentati del 4% solo nel mese di dicembre. Da mesi ormai, queste sezioni dell’indice dei prezzi al consumo della zona euro sono quelle che crescono di più e spingono verso l’alto i prezzi, cosa che è anche molto evidente nella serie perché è la componente che pesa di più nella preparazione del indice.

Oltre a queste previsioni, anche la notizia che si è diffusa negli ultimi giorni annunciava già che l’indice dei prezzi al consumo a dicembre sarebbe salito, come alla fine è avvenuto, di due decimi rispetto a novembre. Ma nel confronto più lungo degli ultimi 12 mesi il saldo è positivo per cinque decimi. Il 2023 si è chiuso con i prezzi al 2,9%.

Nel corso del 2024, l’inflazione ha notevolmente allentato la sua pressione. A settembre è sceso all’1,7%, un valore che non si vedeva dalla prima metà del 2021. Ciò ha dato le ali ai tagli del prezzo ufficiale del denaro da parte della BCE. Nel corso di questi 12 mesi i tassi di interesse sono passati dal 4% al 3% con tagli successivi di un quarto di punto.

Resta ora da vedere come il consiglio direttivo della BCE interpreterà questo rimbalzo che, secondo le previsioni, persisterà a gennaio. Tuttavia, dopo l’ultima riunione di dicembre, i mercati scontavano che nella riunione di gennaio il taglio sarebbe stato di mezzo punto, cosa insolita dato che la politica monetaria ha cominciato ad allentarsi a Francoforte.

Bisognerà vedere se questa previsione finalmente si avvererà, perché ormai da mesi la BCE non telegrafa le sue decisioni in anticipo, ma dice che dipende da come arrivano i dati e prende le decisioni in base a quello. E qui sorge la domanda: l’aumento dei prezzi in Germania, che ha chiuso l’anno al 2,8%, vi porterà ad essere più prudenti. Tuttavia, anche la stagnazione tedesca e la debolezza economica dell’area monetaria consigliano un po’ più di audacia.

Gli economisti di ING, tuttavia, invitano alla cautela. Sottolineano l’aumento dell’inflazione da tre mesi e che l’inflazione di fondo, sottratta ai prodotti più volatili (energia, alimenti freschi, bevande alcoliche), porterà i direttori della politica monetaria a mantenere la loro linea di prudenza.



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Luca

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