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L’Euribor sta vivendo il calo più grande degli ultimi 15 anni e rappresenta già un “pagamento extra” per i titolari di mutui | Mercati finanziari



L’Euribor è diventato un ‘pagamento extra’ atteso per milioni di titolari di mutui a tasso variabile. Gli oltre 1.500 euro all’anno che verranno risparmiati in media da chi vedrà presto aggiornati i propri prestiti rappresentano un’importante ancora di salvezza per molte famiglie. E la cosa più incoraggiante è che i cali dell’indicatore dei mutui sembrano non aver ancora toccato il fondo: a novembre ha vissuto l’ottavo mese consecutivo di calo, chiudendo al 2,506%, molto lontano dal 4,022% di appena un anno fa. fa. In questo modo si registra il maggior calo su base annua dal dicembre 2009, quasi 15 anni fa, che non solo lo colloca al tasso più basso degli ultimi due anni, ma anche sulla strada verso un ulteriore abbassamento delle quote.

Tre fenomeni principali hanno sostenuto il calo dell’Euribor: l’inflazione ha mostrato segnali di stabilizzazione – a novembre si è attestata al 2,3% nella zona euro, ed è rimasta sotto la soglia del 3% per tutto l’anno; La Banca Centrale Europea ha tagliato i tassi di interesse tre volte in quattro riunioni, e tutto indica che continuerà a farlo, sia nella riunione del 12 dicembre che nella prima metà del 2025; ed è cresciuta la preoccupazione per la situazione dell’economia europea, con le sue due grandi economie come le principali. La Francia, devastata dall’instabilità politica, da un elevato deficit pubblico e da un debito crescente pari al 112% del PIL, superato solo da Italia e Grecia, ha visto il suo premio di rischio salire ai livelli del 2012, mentre la Germania, fortemente dipendente dalle esportazioni nel settore commerciale del gas russo sul fronte energetico e della produzione automobilistica su quello industriale, sta rasentando la recessione e incrociamo le dita affinché l’arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca non peggiori la situazione a causa dei dazi.

Le prospettive di crescita poco brillanti hanno aumentato la pressione sulla BCE affinché continui ad abbassare i tassi di interesse per stimolare l’economia, il che a sua volta spinge l’Euribor – e l’euro – nella stessa direzione. Di questo rallentamento del Pil, paradossalmente, vanno a vantaggio sia i titolari di mutuo che hanno già sottoscritto un mutuo a tasso variabile e ora pagano meno rata, sia coloro che pensano di recarsi presto in banca a richiederlo, che avranno più facilità ad accedere al finanziamento e otterrà un interesse inferiore, in una sorta di peggio è, meglio è.

Le notizie più recenti sono state negative per alcuni degli indicatori più seguiti dalla BCE. La scorsa settimana, i dati negativi degli indici PMI, sia nell’attività del settore dei servizi – a novembre si è attestata a 49,2 punti, rispetto ai 51,6 del mese precedente, il suo peggior rilevamento negli ultimi dieci mesi -, come nel settore manifatturiero (45,2 punti contro 46 di ottobre), ha confermato il peggioramento. “Il PMI di novembre è un altro campanello d’allarme per i politici della zona euro che l’economia continua a mostrare segni di debolezza”, ha avvertito Bert Colijn di ING.

Altre cadute nel 2025

Questa combinazione di fattori ha portato l’Euribor a scendere in 13 sessioni e a salire in otto durante il mese di novembre. Martedì di questa settimana ha toccato i minimi annuali al 2,393%, anche se da allora ha recuperato terreno e ha chiuso il mese al 2,461% in termini di tasso giornaliero. Per un mutuo medio, di 140.451 euro da pagare in 23 anni, secondo i dati 2023 dell’Istituto Nazionale di Statistica, con un differenziale di un punto significherebbe pagare 128 euro in meno al mese, ovvero 1.537 euro all’anno.

Cosa accadrà nel 2025? Il Panel Funcas prevede che la tendenza si stabilizzi, ponendo fine al forte calo di quest’anno. Secondo le sue previsioni, l’Euribor chiuderà l’anno prossimo intorno al 2,35%. Gli analisti di CaixaBank Research non sono lontani da quella cifra, puntando ad un Euribor leggermente superiore al 2% entro dicembre 2025.

L’offerta mutui delle banche riflette già in parte il nuovo scenario: mutui a tasso fisso inferiore al 3%, impensabili mesi fa se non si superavano certi redditi, sono diventati sempre più diffusi, nonostante il processo di adattamento all’abbassamento dei tassi da parte degli enti è disomogeneo e non immediato: secondo l’Istituto Nazionale di Statistica, il tasso medio di settembre è stato del 3,14%. “Nonostante l’Euribor sia in calo e anche la Bce taglierà i tassi ufficiali, le banche non avranno tempo a dicembre per aggiustare ulteriormente le loro offerte; I nuovi sconti li vedremo nel 2025», prevede Simone Colombelli, direttore mutui del comparatore mutui iAhorro.

La maggiore attrattiva dei mutui ipotecari, che a settembre sono aumentati del 33,9% rispetto allo stesso mese dell’anno scorso, fino a 41.306, secondo i dati dell’INE pubblicati giovedì, ha l’effetto positivo di facilitare, sulla carta, il salto dall’affitto all’acquisto per chi vuole possedere, ma l’aumento della domanda di abitazioni che ne potrebbe derivare rischia di surriscaldare i prezzi che stanno già accumulando aumenti significativi, diluendo così i vantaggi del calo dell’Euribor.



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