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Le vittorie della squadra brasiliana e del Fluminense sono state tradotte in parole da Nelson Rodrigues


CONTENUTO ARCHIVIO/ESTADÃODrammaturgo, giornalista e scrittore brasiliano Nelson Rodrigues.

Il Pernambucano Nelson Rodrigues (1912-1989) è forse colui che meglio ha espresso a parole, a mezzo stampa, la passione per il calcio. Le sue principali cronache sono raccolte nel libro “All’ombra di stivali immortali”. Oltre ad essere un fan di Fluminenselo scrittore e giornalista ha mostrato tutto il suo patriottismo in relazione a Squadra brasiliana. Per decenni Nelson Rodrigues ha tenuto la rubrica “Il mio personaggio della settimana”, in cui ha evidenziato il grande nome del gioco, come PelleDidi, GarrinchaAmarildo e altri.

In questo “Memoria di Pan”sottolineo i testi che ha scritto dopo le prime tre vittorie della squadra brasiliana. Nel 1958, in Svezia, di fronte alla vittoria contro i padroni di casa, elogiò Pelé e Didi: “Qualsiasi giocatore brasiliano potrebbe essere il mio personaggio della settimana. Da Gylmar a Zagallo. Di Zagallo diremo solo quanto segue: — era ovunque nello stesso tempo. (…) — Pelé, un minore totale, irrimediabile, che non riesce nemmeno a guardare un film di Brigitte Bardot. Quando l’animale riceve il salario, è il padre che deve rappresentarlo. Ebbene: — Pelé ha infestato il mondo. Non ha segnato solo i gol. Ho provato a decorarli, a farli brillare. Sì, Pelé potrebbe essere l’uomo su questa pagina. (…) Ho già detto che, nella formidabile e armoniosa fatica dello scrivere, tutti sembrano meritare eguale gloria. È molto difficile individuare questo o quello. Ma ci sono, nel caso di Didi, alcune circostanze che mettono la stella in grande rilievo. Il tifoso aveva torto quando lo immaginava incapace di passione, incapace di desiderio, incapace di determinazione. Si è bagnato la maglietta, ha versato fino all’ultima goccia di sudore, si è ucciso sul campo. (…).”

Nel 1962, in Cile, Nelson Rodrigues mise in risalto la prestazione della squadra, vincendo in finale sulla Cecoslovacchia: “Amici, siamo impantanati nell’euforia più brutale. (…) Era un titolo che lo scrittore strappò dalle sue viscere lucenti. E, dopo la vittoria, gli idioti sono scomparsi, e ripeto: — non ci sono più idioti su questa terra. All’improvviso il brasiliano, dal piede rasato alla multa, dal presidente al custode, il brasiliano, dicevo, assume una dimensione inaspettata e gigantesca. (…) Amici, in Cile il Brasile ha giocato un calcio doloroso, un calcio quasi brutto, un calcio duro e accigliato. Abbiamo giocato per vincere. (…) È stata la vittoria della scrittura e non solo: — è stata la vittoria dell’uomo brasiliano, è proprio l’uomo più grande del mondo. Oggi il Brasile ha il potenziale per creare una nazione di Napoleoni.”

Durante il suo terzo campionato, nel 1970, in Messico, Nelson Rodrigues utilizzò una macchina da scrivere per vendicarsi dei critici della squadra che sconfisse l’Italia in finale: “Amici, è stata la vittoria più bella di tutti i tempi nel calcio mondiale. Questa volta non ci sono scuse, non ci sono dubbi, non ci sono sofismi. Dai tempi del Paradise non c’è mai stato un calcio come il nostro. (…) Pochissime persone credevano nel Brasile. (…) Smetto di scrivere per rispondere al telefono. Lui è Vadinho Dolabela, l’ultimo bohémien, l’ultimo romantico del Brasile. Piange al telefono: ‘Nelson, abbiamo vinto Nelson! Il Caneco è nostro’. Che sarebbe stato nostro fu scritto seimila anni fa. Mai nella storia del calcio una squadra ha fatto un percorso così perfetto come il Brasile negli anni ’70. Abbiamo battuto tutti gli pseudo serpenti. (…) Il colpo di testa di Pelé, in apertura di conteggio, era qualcosa di inconcepibile. Si alzò, leggero, quasi alato, e lo bloccò nell’angolo. (…) Insomma, ogni nostro traguardo è stato prezioso. Il giorno prima, le più grandi autorità del calcio avevano dichiarato all’unanimità che il Brasile doveva vincere la partita, perché era molto meglio. Questa era la lampante evidenza che qui il mondo vedeva meno persone “comprese”. (…) Amici, gloria eterna ai tre volte campioni del mondo. Grazie a questo scritto i brasiliani non si vergognano più di essere patrioti. Siamo 90 milioni di brasiliani, con speroni e piume, come i draghi di Pedro Américo”.

I testi di Nelson Rodrigues si adattano facilmente al linguaggio radiofonico. Ascolta altre cronache dello scrittore di Pernambuco, appassionato di calcio.

*Questo testo non riflette necessariamente l’opinione di Jovem Pan.





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