Una piccola azienda del settore industriale della Catalogna afferma che periodicamente deve fare una manutenzione di mezz’ora su una macchina, molto semplice: un’ispezione visiva e la sostituzione del filtro dell’olio. Ma questa mezz’ora si trasforma ogni volta in un vero grattacapo burocratico. Per farlo bisogna fornire 34 documenti ogni volta e dedicare otto ore di lavoro a questa gestione amministrativa. Questo è uno dei casi inclusi nel rapporto Burocrazia e competitività delle impresepreparato dall’Osservatorio PMI della Catalogna, dell’associazione dei datori di lavoro Pimec. Il rapporto si basa su un sondaggio condotto tra 700 aziende, a cui è stato chiesto informazioni sugli ostacoli amministrativi e sul loro impatto. E i risultati sono conclusivi: in media, le PMI catalane dedicano 41,1 ore al mese alla gestione delle pratiche con l’amministrazione. La maggior parte ritiene che vi sia una regolamentazione eccessiva e che non sia nemmeno efficiente, e che tutto ciò influisca sulla sua capacità di crescita. Molte volte, in modo assurdo: secondo lo studio, sette documenti su 10 che l’amministrazione richiede alle PMI per svolgere una procedura nella realtà.
Papà li ha già.
Il rapporto del Pimec arriva in un momento in cui in Catalogna è sul tavolo il dibattito sull’efficacia dell’amministrazione. Il Governo di Salvador Illa si è impegnato a intraprendere una grande riforma dell’amministrazione per renderla più efficiente e semplice, e a tal fine ha creato una commissione composta da quasi 70 esperti per affrontare la trasformazione. La prossima settimana, inoltre, la Camera di Commercio di Barcellona ospiterà un evento aziendale in cui si chiederà la semplificazione normativa. Secondo lo studio, in Catalogna negli ultimi anni sono state pubblicate in media 905 norme, mentre nel resto delle comunità la media è di 498. “È vero che in Catalogna abbiamo più poteri in alcuni ambiti, ma non abbiamo quasi il doppio delle competenze”, ha affermato Oriol Amat, presidente dell’Osservatorio.
“Dobbiamo agire adesso. Possiamo fare tutti i gruppi di esperti e le analisi che vogliamo, ma siamo così da molto tempo. Che la Catalogna abbia quasi il doppio della regolamentazione della Spagna è qualcosa da vedere. I gruppi di esperti sono molto bravi, ma ci sono cose semplici e immediate che si possono fare domani”, ha detto il presidente del Pimec, Antoni Cañete. Alcune di queste misure sono già previste dalla legge, come la promozione di dichiarazioni responsabili per accelerare le procedure o che ogni volta che si incorpora una norma se ne tolga un’altra, ma sono misure che devono essere attuate.
Nella presentazione Amat ha fatto riferimento al rapporto Draghi sulla competitività, e ai moniti lanciati dall’economista italiano: gli Stati Uniti innovano, la Cina produce e l’Europa regola. “E la Spagna complica le cose e la Catalogna ancora di più. Siamo il Paese più analizzato e diagnosticato al mondo e chiediamo che qualcuno prema il pulsante di azione”, ha detto Amat. Rispetto ai paesi europei e all’OCSE, la Spagna, e la Catalogna in particolare, hanno una maggiore regolamentazione e una mancanza di efficacia. Ad esempio, secondo la Banca Mondiale, l’indice di qualità della regolamentazione in Spagna è inferiore a quello dell’Unione Europea, e anche in termini di efficacia. Secondo l’IMD, su 67 paesi, la Spagna è al 58° posto in termini di efficacia. Uno degli indicatori Ocse lo spiega nello specifico: nel Paese che ci riesce meglio, la Nuova Zelanda, per creare una società serve un’unica procedura, mezza giornata e senza alcun costo. In Spagna servono 7 interventi, 12 giorni e mezzo e un costo del 3,9%.
Dall’indagine del Pimec emerge anche che le aziende hanno difficoltà a comprendere la normativa: il voto medio che danno a questo punto è 2,39 su cinque. L’81,5% riscontra qualche difficoltà a mantenersi aggiornato sulle normative e in genere sospende l’amministrazione per la chiarezza delle informazioni. Altri dati riguardano gli impedimenti quotidiani: gli intervistati affermano che nell’ultima procedura da svolgere l’amministrazione ha impiegato in media 136 giorni per fornire una risposta. E quasi la metà afferma che ci sono stati problemi perché le diverse amministrazioni non si sono coordinate tra loro. Molte aziende dipendono anche dalla velocità dei sussidi, che, in media, impiegano 166 giorni per arrivare una volta approvati, secondo l’indagine.
Amat ha ricordato che le 41,1 ore mensili che le PMI dedicano in media alle procedure amministrative rappresentano un volume di ore molto elevato per le aziende più piccole. L’80% degli intervistati afferma che gli ostacoli burocratici hanno influito in misura maggiore o minore sulla loro attività o sulla crescita della loro azienda, e la metà afferma che ciò influisce sulla loro capacità di innovazione. “L’altro giorno ho visitato un’azienda a Vic, con tre persone assunte, una delle quali si dedica quasi esclusivamente alla risoluzione delle normative. Altro esempio, un’azienda fitosanitaria catalana, chiamata Pintalua, nel Baix Camp, che vuole espandere la propria attività e crescere, e ha richiesto una licenza. Ci sono voluti tre anni”, ha sottolineato Cañete.
Nello studio il Pimec propone 58 misure. Il primo è fare una pausa legislativa per consolidare, aggiornare, rifondare e migliorare le norme già esistenti. Propongono anche di rivedere continuamente la qualità della regolamentazione, per vedere se ci sono leggi che hanno smesso di essere utili, o di valutare bene le norme, anche prima di emanarle, per assicurarsi di avere le risorse per attuarle: molte delle leggi vengono approvati senza che vi sia una buona memoria economica o tecnica. Il Pimec propone inoltre di rafforzare lo sportello unico e la digitalizzazione, di formare il personale pubblico per migliorare la qualità della gestione e di fare uno sforzo particolare per semplificare la normativa nei piccoli comuni e nelle aree rurali.