L’Australia approva un disegno di legge che vieta i social media ai minori di 16 anni
La proposta attende l’approvazione del Senato e imporrà alle aziende di adottare misure rigorose per garantire il rispetto della nuova norma; Le sanzioni per inadempienza possono raggiungere multe milionarie
UN Australia si appresta ad attuare una delle normative più severe al mondo riguardante l’utilizzo dei social network da parte dei minori di 16 anni. Mercoledì scorso (27), la Camera bassa del Parlamento ha approvato un disegno di legge che mira a vietare agli adolescenti di creare account su piattaforme come Facebook, Instagram, TikTok e Snapchat. Questo disegno di legge attende ora l’approvazione del Senato e, se convertito in legge, richiederà alle società di social media di adottare misure rigorose per garantire il rispetto della nuova regola. Le sanzioni per inadempienza possono arrivare fino a 32,5 milioni di dollari, cosa che ha suscitato critiche da parte delle aziende del settore, che ritengono la proposta vaga, problematica e affrettata.
Il primo ministro Anthony Albanese, che guida il governo di centrosinistra, è stato un ardente sostenitore del divieto. Sostiene che la misura è fondamentale per proteggere i giovani dai pericoli associati all’uso eccessivo dei social media. Albanese ha sottolineato che queste piattaforme possono aumentare l’ansia tra gli adolescenti, oltre ad essere un terreno fertile per truffatori e predatori online. Nonostante il suo sostegno, la proposta deve affrontare sfide significative, soprattutto per quanto riguarda la sua attuazione pratica. La legislazione necessita ancora di dettagli chiari su come verrà applicata e si stima che ci vorrà almeno un anno da parte delle autorità di regolamentazione per definire questi aspetti.
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L’efficacia del divieto è stata messa in dubbio dagli esperti, i quali sottolineano che i limiti di età sulle piattaforme digitali vengono spesso aggirati. La capacità degli adolescenti di aggirare queste restrizioni solleva interrogativi sul reale impatto della legislazione. Nel frattempo, ai giganti della tecnologia piace Google e Meta, la società madre di Facebook, stanno spingendo il governo australiano a riconsiderare la tempistica di attuazione della legge.
*Con informazioni di Bruna Milano
*Rapporto prodotto con l’aiuto dell’intelligenza artificiale