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L’Atlético si conferma leader | Calcio | Sport


C’è un solo leader, non tre o due, e il suo nome è Atlético. All’ultimo minuto, anche il campo del Barça ha smesso di essere il solito vertice inaccessibile per la squadra di Simeone nella sua inarrestabile carriera in campionato. Il Cholismo risorge ogni volta che cantano il requiem per la fortuna di un fortunato Atlético. Il Barça ha giocato per vincere e ha finito per perdere praticamente nell’ultima giocata, quando la palla era stata messa in porta da un preciso Oblak.

1

Iñaki Peña, Pau Cubarsí, Jules Koundé, Alejandro Balde, Iñigo Martínez, Fermín López (Dani Olmo, min. 63), Raphinha, Pedri, Marc Casadó (Eric García, min. 79), Gavi (Ferran Torres, min. 63) e Robert Lewandowski

2

Jan Oblak, José María Giménez (Axel Witsel, min. 51), Clément Lenglet, Marcos Llorente (Robin Le Normand, min. 72), Javi Galán, Rodrigo De Paul, Giuliano Simeone (Nahuel Molina, min. 61), Pablo Barrios , Conor Gallagher (Koke, min. 61), Julián Alvarez e Antoine Griezmann (Alexander Sørloth, min. 72)

Obiettivi
1-0 minuti 29: Pedri. 1-1 minuto. 59: De Paul. 1-2 minuti 95: Sorloth

Arbitro Ricardo de Burgos Bengoetxea

cartellini gialli

Witsel (min. 53), Le Normand (min. 76)

Anche se i blaugrana si sono messi in modalità Champions, altrettanto riconoscibili come quando surfavano radiosi sull’onda della leadership, sempre allargata di fronte alle sfide più impegnative, si sono arresi in area, respinti dall’avversario e sorpresi nella loro con un’ultima contropiede, come è sempre piaciuto a Simeone. Nessuna squadra domina il finale della partita meglio dell’Atlético. Il conservatorismo e l’attesa hanno premiato l’Atlético così come l’ambizione ha penalizzato il Barcellona.

In assenza di Lamine, Flick ha optato per l’energia di Gavi e Fermín, molto aperti a sinistra, mentre Raphinha si è spostato all’estrema destra, per attaccare la squadra con meno gol segnati in campionato. Sorprendentemente, non c’era posto per il fragile Olmo in una squadra con molta tensione e così coraggiosa nella sua partenza da richiedere un ottimo esercizio difensivo da parte dell’Atlético. Sul campo opposto si sono schierati i blaugrana, molto dinamici e intensi, impegnati nella pressione e nella circolazione della palla, mancando solo il tiro per concludere il loro alto volume di gioco davanti alla porta di Oblak. I ragazzi di Simeone non respirano fino al quarto d’ora, quando Balde si mangia alle spalle un pallone lungo che Giuliano prova a giocare per Griezmann.

Il Barça deve iniziare bene le partite per finire meglio dopo i fiaschi vissuti contro Las Palmas e Leganés. La migliore versione del Barça è stata quella in cui la squadra non solo ha pressato, corso e crossato, come è successo contro l’Atlético, ma ha anche concluso le giocate con gol, spesso di Lewandowski. Non c’è stato modo di penetrare tra i difensori centrali Giménez e Lenglet finché non è apparso Pedri in area. Il tenerife prende palla, avanza in diagonale verso l’area, si appoggia a Gavi e per fortuna si ritrova di fronte alla porta di Oblak. Lo scarso controllo di Gavi si è rivelato un tocco preciso per Pedri. La partita ruotava senza sosta attorno all’Inter, squisita tecnicamente, fisicamente infallibile, leader del Barça.

Il gol calma l’eccitazione dei tifosi del Barcellona, ​​che si concedono una pausa dopo mezz’ora di grande usura, e la palla passa ai piedi dell’Atlético, che fino a quel momento era stato molto recidivo nei fuorigioco lanciati da Iñigo Martinez e Cubarsi. Il difensore centrale basco è stato particolarmente lucido quando ha anticipato il tiro di Julián Álvarez su passaggio di Galán. La concentrazione del Barça è stata massima in difesa e lo schieramento è stato aggressivo, veloce, con uno e due tocchi, e pulito grazie all’ampiezza e alla profondità fornite da Fermín e Raphinha. I blaugrana si prendono una pausa nell’intervallo e Fermín non riesce a trovare una buona posizione per battere Oblak prima che Giménez, sostituito da Witsel, crolli.

Il cambiamento ha sconvolto il sistema difensivo dell’Atlético. Il governatore era Pedri. Il canarino era un giocatore onnipresente a Montjuïc. Una sconfitta che ha causato uno contro uno in campo aperto tra Julián Álvarez e Cubarsí, molto ben risolta dal giocatore del Barça, seguita da un assist di Raphinha, finito sulla traversa di Oblak. I blaugrana perdonano e l’Atlético pareggia su un contropiede concluso da De Paul dopo una brutta respinta di Casadó. Né il punteggio né i cambi hanno inizialmente alterato il copione di una partita sempre guidata dall’entusiasmo del Barça.

Anche se l’Atlético si è difeso ed è riuscito a segnare l’1-2 con un tiro di Barrios servito da Peña, Lewandoski ha sbagliato gol su passaggio di Ferran, un tiro di Olmo ha mancato la porta con un dito e Oblack ha ridotto Raphinha e Pedri. Montjuïc aspettava il gol del Barça, perché insisteva, perché era generoso e perché perseverava, quando in un’ottima transizione Sorloth ha segnato l’1-2. L’Atlético, molto chirurgico, ha saputo resistere e prendere tempo contro un Barça impreciso che non si spiega più con i gol, ma con il gioco generoso e anche insufficiente per difendere la leadership del campionato.



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