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‘L’altra Venezia’: Matvejević e la Venezia impercettibile | Letteratura


Predrag Matvejević (1932-2017) guardò la città di Venezia dall’altra parte del mare Adriatico. Matvejević è nato a Mostar (allora Jugoslavia), da madre croata e padre di lingua russa, e ha studiato letteratura francese all’Università di Sarajevo e l’ultimo anno all’Università di Zagabria. Per il dottorato si trasferì alla Sorbona. Concluse la sua tesi, sull’impegno sociale della poesia, un anno prima del maggio 1968. Ritornato a Zagabria, vi insegnò letteratura fino allo scoppio della guerra tra Croazia e Serbia nel 1991. Mentre insegnava in varie facoltà europee ha potuto scrivere libri accademici, libri letterari e libri letterari accademici. In campo prettamente politico si è impegnato per i diritti umani e la cultura della pace, ricoprendo la carica di vicepresidente del PEN International a Londra, e si è candidato alle elezioni europee con il Partito dei Comunisti Italiani. Nei suoi libri il Mediterraneo è cruciale: è cioè il crocevia del territorio condiviso, è l’agorà dove si svolgono mercati e incontri.

Vale la pena ricordare che il mare e Venezia sono elementi inseparabili e che, se la grigia Barcellona del franchismo viveva voltando le spalle al mare, Venezia ebbe l’audacia di vivere sul mare: questa vita sull’acqua predispose i veneziani a navigazione e traffico commerciale. Il Mare Adriatico divenne il Golfo di Venezia e il lingua franca del Mediterraneo, il Veneto. Lì si facevano affari e questo arricchiva l’architettura e molte altre arti che finirono per dare fama alla città.

Matvejević, ovviamente, gli ha dedicato un intero libro. L’altra Venezia è un racconto profondo e lirico di una delle città più fotografate al mondo. L’autore si allontana dall’ovvio per scoprire una Venezia che sta affondando (letteralmente) e che è ricca di vestigia storiche e culturali che passano inosservate al turismo ordinario.

Matvejević presenta le sue osservazioni e riflessioni sulla vita in laguna. Fonde elementi di saggio, cronaca e memoria. È inevitabile pensare a WG Sebald e Gli anelli di Saturno. I due autori condividono modi elegiaci di avvicinarsi al passato (“mi chiedo spesso se Venezia abbia abbastanza nostalgia di se stessa”) e intrecciano una narrazione tra storia e nota personale. Sono d’accordo anche nella percezione della transitorietà e del decadimento, e nell’uso delle immagini per accompagnare il testo (Matvejević comprende di tutto, dalle mappe e alle incisioni anonime della città di varie epoche). Matvejević è grato di descrivere la vegetazione, gli uccelli e i venti della zona, consapevole che sono elementi che definiscono il paesaggio e che condizioneranno le città che gli esseri umani costruiranno lì. Chiedendosi dunque questi elementi costitutivi del paesaggio, l’autore prosegue preoccupandosi delle parole (italiane, non venete) che li chiamano: “Gli isolotti nelle vicinanze, ricoperti di canne e di alghe, si chiamano canne io le sbarre. Vengono chiamati i depositi alluvionali, ricoperti di limo e canne rotoloi canali che passano tra loro, ghebi. Sono nomi che rischiano di cadere nell’oblio, li segnalo nella speranza, forse, di preservarli.’

Le pagine di L’altra Venezia sembrano disabitati; non solo dalle masse turistiche, ma anche dagli stessi veneziani. Inaspettatamente visitiamo una Venezia senza persone e prestiamo attenzione agli oggetti che la abitano: il legname che sostiene la città, le pietre dei muri dei palazzi e le opere d’arte che vi sono custodite. Magnifici anche i paragrafi dedicati al pane che lì si dona e si mangia (le sue origini e la personalità che dà ad una città le forme e le ricette dei suoi pani). Dei pochi momenti in cui la narrazione ricorda le persone, c’è quando ci viene presentato un cieco che i vicini amano particolarmente: lo chiamano Vita e, come i mitici ciechi di Antigora, è un personaggio dotato del dono della eloquenza, qualcuno che conosce le storie e porta notizie da un altro mondo (non del futuro ma del passato della città che non tornerà).

La prosa evocadora i nostàlgica de L’altra Venezia ci permette di guardare la città (massicciamente visitata dalla letteratura) con occhi diversi e celebrarla con parole diverse. Pau Sanchís Ferrer ha curato la traduzione e fornisce un epilogo con cognizione di causa.

L’altra Venezia

Predrag Matvejević
Traduzione di Pau Sanchis
La Breu
145 pagine. 17 euro



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