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La STF forma la maggioranza per convalidare il contratto di lavoro intermittente



La Corte Suprema Federale (STF) ha formato una maggioranza per convalidare il contratto di lavoro intermittente, creato dalla riforma del lavoro del 2017. Fino alle 22 di questo venerdì (6), il punteggio era di 6 voti contro 2 per considerare la norma costituzionale.

Nonostante la maggioranza formata, alcuni punti dipendono ancora dal consenso della Corte. Il processo si svolge in plenaria virtuale e si concluderà venerdì prossimo (13).

Fino ad allora, l’analisi del caso può ancora essere interrotta da una richiesta di revisione (più tempo per l’analisi) o da un highlight, che porterebbe a ricominciare da zero il processo in plenaria fisica.

Il contratto intermittente prevede che i periodi di lavoro non debbano necessariamente essere continuativi. In altre parole, non necessitano di orari di lavoro fissi, come nei contratti da 35 o 40 ore settimanali. Il valore dell’ora lavorata non può essere inferiore al salario minimo.

La Corte analizza i ricorsi promossi dalla Confederazione nazionale dei lavoratori dell’industria (CNTI), dalla Federazione nazionale dei distributori di benzina (Fenepospetro) e dalla Federazione nazionale dei lavoratori delle imprese di telecomunicazioni e dei centralinisti (Fenattel).

Gli enti sostengono che il contratto intermittente rende precari i rapporti di lavoro. Il relatore, il ministro Edson Fachin, e la ministra Rosa Weber, che hanno votato prima di andare in pensione, hanno sostenuto che il contratto intermittente è incostituzionale. Fachin ritiene che la riforma del lavoro non offra le garanzie necessarie per tutelare i diritti fondamentali dei lavoratori, in particolare il diritto alla retribuzione minima.

Prevale però il voto del ministro Nunes Marques, che ha aperto una divergenza e ha votato a favore della costituzionalità della norma. A questo punto, i ministri Alexandre de Moraes, André Mendonça, Cristiano Zanin, Luiz Fux e Gilmar Mendes hanno seguito l’intesa di Nunes Marques.



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