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La Slovacchia non ha rispettato la direttiva UE sui ritardi di pagamento, dice la Corte di giustizia europea

La Corte ha ricordato che la direttiva sui ritardi di pagamento del 2011 prevede che le autorità pubbliche paghino i loro fornitori entro 30 giorni o entro 60 giorni nel caso di ospedali.

Giovedì, la Corte di giustizia dell’UE a Lussemburgo ha stabilito che la Slovacchia non ha rispettato la direttiva UE sui ritardi di pagamento degli ospedali pubblici ai fornitori. Secondo il parere della Corte, gli ospedali statali slovacchi hanno costantemente registrato ritardi nei pagamenti, con ripercussioni negative soprattutto sulle piccole e medie imprese del settore sanitario. Ne dà notizia TASR.

Nel 2017 la Commissione europea (CE) ha avviato un procedimento legale contro la Slovacchia per violazione della legislazione comune dell’UE. Nel giugno 2018, la CE ha inviato un invito formale a Bratislava chiedendo chiarimenti sull’applicazione della direttiva. Ritenendo la risposta slovacca insufficiente, la Commissione ha deferito la Slovacchia alla Corte di giustizia dell’UE nell’aprile 2023 per non conformità alla direttiva sui ritardi di pagamento.

Nella sua memoria, la CE ha sottolineato che, nonostante i ripetuti avvertimenti e l’avvio di procedimenti legali, la Slovacchia non ha posto rimedio alla situazione.

Secondo la sentenza emessa giovedì dalla Corte di giustizia dell’UE, la Slovacchia non ha garantito che gli enti sanitari pubblici pagassero i loro obblighi commerciali entro un termine stabilito, ma al massimo entro 60 giorni di calendario, tra il 2015 e il 2022. Secondo la Corte, la durata media dei pagamenti è stata di 400 giorni nel 2015, 460 giorni nel 2017 e fino a 750 giorni in seguito.

Nel 2021 e nel 2022, ha ancora superato i 60 giorni di calendario – 204 giorni per il periodo da dicembre 2021 a giugno 2022 e 232 giorni per il periodo fino a dicembre 2022. La CGUE ha quindi concluso che la Slovacchia non ha rispettato gli obblighi previsti dalla direttiva UE sui ritardi di pagamento.

Se la CGUE stabilisce che lo Stato membro interessato non ha adempiuto ai suoi obblighi, deve conformarsi senza indugio alla sentenza del tribunale. Se la Commissione europea ritiene che la sentenza non sia stata rispettata, può avviare un’ulteriore azione legale, che però prevede già l’applicazione di sanzioni pecuniarie.

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