La riforma fiscale farà perdere al Brasile 3,7 trilioni di R$, afferma l’economista
Secondo l’economista José Roberto Afonso, la riforma fiscale farà perdere al Brasile circa 3,7 trilioni di R$ di entrate fiscali dal 2032 al 2055, se il Paese non stimolerà la produzione di petrolio e la scoperta di nuove riserve.
Inoltre, secondo l’economista, il calo della riscossione delle tasse si accompagnerebbe ad una riduzione dell’86% della produzione petrolifera brasiliana.
I dati citati dall’economista in un evento organizzato dall’Instituto Pensar Energia (IPE), questo martedì (3), sono stati tratti da uno studio pubblicato dall’Energy Research Company (EPE).
L’economista ha sottolineato che la produzione petrolifera brasiliana dovrebbe raggiungere il picco nel 2030, con le condizioni per rimanere vicina ai 5 milioni di barili al giorno. D’altra parte, ha avvertito che con l’incidenza della Tassa Selettiva (IS), il settore sarà scoraggiato dall’esplorazione di nuove riserve e la produzione brasiliana potrebbe scendere a qualcosa di vicino a 500mila barili al giorno nel 2055.
L’Imposta Selettiva è un meccanismo proposto dalla riforma fiscale per scoraggiare il consumo di beni e servizi considerati dannosi per la salute o per l’ambiente.
Il settore del petrolio e del gas si organizza in modo da non essere coperto dall’imposta selettiva, considerata dal settore energetico un’assurdità, poiché potrebbe ridurre le entrate dell’Unione mentre, secondo il settore, danneggerebbe la sovranità energetica del paese.
Il Brasile potrebbe perdere lo status di esportatore
Per Afonso, il calo della produzione petrolifera brasiliana causato dalla riforma fiscale farà perdere al paese il suo status di esportatore.
“Il problema va ben oltre se si considerano le disposizioni sulla tassazione delle esportazioni e il trattamento differenziato e favorevole per l’importazione di carburanti come gasolio e benzina. Il carburante prodotto in Brasile sarà soggetto a tasse selettive. Il carburante importato non sarà invece disponibile, poiché i carburanti pronti (derivati) non costituiranno la base per la nuova tassa”, ha affermato l’economista.
Le proiezioni della Energy Research Company (EPE) indicano che nel 2030 la produzione nazionale dovrebbe scendere a 5,3 milioni di barili al giorno. L’anno successivo sarebbero 5,2 milioni e nel 2032 4,9 milioni di barili al giorno. Le stime fanno parte del Piano decennale di espansione energetica (PDE) 2032 dell’EPE.