Da questo giovedì (5) fino all’ultimo giorno lavorativo (venerdì 20 dicembre) prima della pausa, il Congresso Nazionale ha 12 giorni per esaminare, discutere, apportare modifiche e votare la proposta pacchetto fiscalela Legge sugli orientamenti di bilancio, il Bilancio 2025 e il regolamento del riforma fiscale.
Si tratta solo di parlare delle necessità più urgenti dell’agenda economica che interessa al governo. Un annegamento dal quale non ci si può aspettare nulla di buono, ma che avviene.
Avrebbe potuto essere diverso. Il problema è che durante tutto l’anno si è perso molto tempo in cui le attività legislative sono state sospese a causa di campagne elettorali alle quali deputati e senatori avrebbero dovuto dedicare solo il week-end prolungato dal venerdì al lunedì.
Non era solo quello. C’è stato uno spreco di energie e di attenzioni con consuetudini insensate, con attriti che coinvolgono la Magistratura, con la scontro di emendamenti permeato di ricatti, di barbieri politici del Planalto e, infine, di (in)decisione del presidente Lula in relazione ai tagli alla spesa.
È passato molto tempo dall’ultima volta che sono ministri Fernando Haddad e Simone Tebet Hanno iniziato a parlare di studi sul contenimento dei costi. Si presume quindi che le misure siano state sviluppate già da allora, ben prima delle elezioni comunali dopo le quali, secondo loro, ci sarebbe stato l’annuncio.
Passò più di un mese prima che il paese venisse finalmente a conoscenza di ciò che il governo intendeva come aggiustamento necessario per pareggiare i propri conti, e poi eravamo già a dicembre.
Pacchetto studiato per soddisfare i dettami dell’ economia e le convenienze della politica, fu quindi accolto con un alto grado di diffidenza. Ci sono una serie di progetti di vari formati e proposte di emendamenti costituzionali che raggiungono il Congresso in un batter d’occhio senza una chiara comprensione di essi.
Se gli specialisti dei numeri non hanno ancora capito bene cosa siano le vane promesse e le mere intenzioni per separarle da decisioni realmente consequenziali, cosa diranno dell’intesa che dovrà raggiungere un collegio di 513 deputati e 81 senatori che nella maggior parte dei casi di loro non provengono dal settore.
Ripeto: ci sono 12 giorni meno i fine settimana e considerando la dubbia settimana di cinque giorni.
Anche se ci si dedicasse esclusivamente ad un “intensivo” per familiarizzare con i modi e i mezzi dell’economia, ciò implicherebbe lasciare da parte il Bilancio e la regolamentazione della riforma fiscale. Temi anche complessi.
Una soluzione per correggere il ritardo nella condivisione delle responsabilità tra il potere esecutivo e quello legislativo sarebbe la convocazione straordinaria del Congresso a gennaio, su iniziativa di uno dei due rami del governo. Era una pratica comune in passato, non lo è più.
Lavorare durante la ricreazione è fuori questione. Del resto, le loro altezze devono essere molto stanche dopo l’estenuante percorso elettorale che, seppure comunale, incide sulle rispettive sopravvivenze politiche nel 2026.
Faticoso deve essere stato anche il processo di costruzione dell’unanimità per la successione alle presidenze di Camera e Consiglio. Senato. Si svolge nel febbraio 2025, ma l’architettura degli interessi interni ha occupato tutto il 2024.
Pertanto, è molto probabile che si farà ricorso al cosiddetto sforzo concentrato nelle votazioni casuali. In essi, le scadenze sono più importanti del contenuto.
Inoltre: un ambiente frenetico è il luogo in cui tendono a riprodursi le tartarughe, piccoli animali che non si arrampicano sugli alberi se non attraverso le inondazioni o le mani dell’uomo.
Qui quello che vedremo sarà una fretta molto amica dell’imperfezione, il cui effetto – per restare nell’ambito dei detti – è il rischio che il Paese mangi questo pasto tutto crudo e caldissimo.
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