La Magistratura approva il rapporto che sblocca la riforma giuridica che lascia le indagini penali nelle mani della Procura | Spagna
Il Consiglio Generale della Magistratura (CGPJ) ha approvato questo mercoledì il rapporto sulla riforma giuridica che lascia l’indagine dei casi penali nelle mani dei pubblici ministeri. La sentenza dell’organo direttivo dei giudici appoggia questo cambiamento, che implicherà un ritorno al processo penale, anche se ritiene “imperativo” rafforzare preliminarmente l’indipendenza della Procura affinché non sia soggetta a “interferenze esterne o pressione.” Fonti dell’organismo riferiscono che il rapporto è stato approvato all’unanimità dai 21 membri del Consiglio.
L’avallo dell’organo direttivo dei giudici si è fatto avanti quasi quattro anni dopo che il Governo aveva chiesto al CGPJ quella pronuncia, obbligatoria per poter approvare la nuova Legge Organica di Procedura Penale (Lecrim), una delle più grandi riforme giuridiche progettate in ultimi anni. La relazione del Consiglio consentirà ora al Governo di accelerare l’approvazione di una riforma avviata quasi 15 anni fa, durante il governo di José Luis Rodríguez Zapatero, alla quale anche il PP si è espresso favorevolmente e che ha il consenso della maggior parte degli organi giudiziari e le carriere fiscali, ma ciò è stato ritardato. Già con Pedro Sánchez a Moncloa, il Consiglio dei Ministri ha approvato il progetto preliminare nel novembre 2020 e, nel febbraio 2021, ha incaricato il CGPJ delle relazioni obbligatorie per poter proseguire l’elaborazione del regolamento.
Il rapporto al quale il Consiglio ha dato il via libera è praticamente identico a quello pubblicato dalla precedente CGPJ lo scorso giugno, ma gli allora membri si rifiutarono di votarlo perché il rinnovo dell’organismo era già stato annunciato dopo cinque anni con il mandato adempiuto e hanno ritenuto di dover votare su di esso nella nuova sessione plenaria. Un gruppo di quattro membri dell’attuale organismo ha studiato il testo di 580 pagine lasciato dai predecessori e ha scelto di lasciarlo così com’è e di aggiungere solo pochi allegati con correzioni tecniche e adeguamenti alle recenti novità normative, fonti dell’organismo spiegare.
Il parere del Consiglio conclude che l’incarico ai pubblici ministeri delle indagini penali è costituzionale e ricorda che questo modello è quello che prevale nel resto dei paesi dell’UE ed è già applicato in Spagna nella giurisdizione minorile. Tuttavia, il Consiglio avverte che, prima della sua entrata in vigore, è necessaria una riforma dello Statuto organico della Procura (EOMF) “che sottolinei e rafforzi la garanzia istituzionale dell’indipendenza del Pubblico Ministero”.
La riforma prevede l’adeguamento della Procura al suo nuovo compito, ma, secondo il Consiglio, le attuali disposizioni del testo sono “insufficienti per conferire alla Procura (…) la dovuta autonomia e indipendenza esterna ed interna”. “È imperativo rafforzare l’indipendenza del Pubblico Ministero sia nella sua dimensione esterna, affinché non sia soggetto a ordini o istruzioni di alcun genere impartiti da terzi e sia protetto da ingerenze o pressioni esterne, sia nella sua dimensione interna, introducendo adeguati contrappesi ai principi organici di gerarchia e unità di azione”, si legge nel documento.
È già prevista la stesura del nuovo Statuto della Procura e il Procuratore Generale dello Stato, Álvaro García Ortiz, ha istituito lo scorso aprile un gruppo di lavoro e ha incaricato le associazioni giudiziarie di curarne la stesura. Ma la guerra aperta contro il capo del Pubblico Ministero per un settore della carriera ha portato le due associazioni conservatrici (l’Associazione dei procuratori e l’Associazione indipendente dei procuratori) ad alzarsi dal tavolo di lavoro.
Il rapporto del CGPJ avverte che questa futura riforma dello Statuto della Procura dovrà introdurre miglioramenti nella nomina del Procuratore Generale dello Stato (FGE) e aumentare “lo spazio di immunità contro l’intervento del Governo” e “il regime delle relazioni tra Governo e della Procura Generale.” L’assenza di dipendenza del procuratore generale dall’Esecutivo, si legge nel testo, “dovrebbe essere rafforzata con l’inserimento di un divieto espresso ed esaustivo di impartire ordini, istruzioni o indicazioni di qualsiasi tipo al procuratore generale”.
Il Consiglio propone inoltre di “rafforzare la collegialità nel processo decisionale attraverso il carattere obbligatorio e, se del caso, vincolante della relazione del Consiglio fiscale o del Consiglio dei procuratori di sezione”, che, a parere dell’organo direttivo dei giudici, “È particolarmente pertinente nei casi di discrepanza tra il pubblico ministero e il procuratore capo. Il testo consiglia inoltre di ripensare il meccanismo delle istruzioni, lo strumento attraverso il quale il procuratore generale detta linee guida su come i pubblici ministeri dovrebbero agire in determinati casi per garantire l’unità dei criteri. La CGPJ ammette che questo strumento “è pienamente connesso con il principio di unità di azione”, ma ritiene che le particolari istruzioni “condizionano apertamente l’autonomia e l’indipendenza dell’azione del pubblico ministero in una questione specifica”, motivo per cui sceglie di consigliare di eliminare o regolarli in modo che siano “trasparenti, scritti e motivati, e che possano avere solo un significato positivo, (…) vietando a chi ha un significato negativo di astenersi dall’agire”.