La maggior parte di quelli condannati al carcere dall’8/1 sono in fuga
Delle 223 persone condannate dalla Corte Suprema Federale (STF) al carcere chiuso, a causa dell’invasione e della depredazione delle sedi dei Tre Poteri, l’8 gennaio 2023, almeno 122 (55%) sono considerate latitanti. I dati sono contenuti in un bilancio preparato dal gabinetto del ministro Alexandre de Moraes, relatore dei processi, diffuso dalla STF.
Dopo le prime condanne, all’inizio dell’anno scorso, è emersa la notizia che diversi condannati avevano cercato l’esilio, soprattutto nei paesi vicini, perché vedevano nei processi e nelle sentenze della STF persecuzioni politiche. Essi sostengono che la loro condotta non è stata adeguatamente individuata nella denuncia e nella sentenza, che riproducono, nella maggior parte delle pagine, un testo standard per i condannati accusati degli stessi reati.
Le pene a regime chiuso si applicano ai condannati detenuti all’interno degli edifici dell’STF, del Congresso, del Palácio do Planalto o nei dintorni. Hanno ricevuto condanne da 11 a 17 anni di carcere per i reati di tentativo di abolire lo Stato di diritto democratico, colpo di stato, danneggiamento qualificato, associazione a delinquere armato e deterioramento di beni tutelati.
Dei 122 condannati considerati latitanti dalla STF, 61 sono già stati estradati dal ministro Alexandre de Moraes e contro altri 61 è già stato emesso un mandato di arresto – non si sa ancora dove si trovino queste persone, sia all’interno che all’esterno del Brasile. La Polizia Federale riferisce che l’Argentina ha già ordinato l’arresto di 59 persone, ma solo 5 sono state detenute e sono in attesa di estradizione o asilo politico.
I parlamentari brasiliani di destra hanno lanciato appelli al presidente dell’Argentina, Javier Milei, che coltiva affinità con l’ex presidente Jair Bolsonaro, a favore dell’asilo. Un recente cambiamento nella legge argentina ha reso più rigorosa la concessione di rifugio a coloro che sono condannati per crimini considerati gravi nei loro paesi di origine.
Il ritardo nel processo ha mobilitato il governo. Questo mercoledì (8), al termine dei due anni di atti, la Procura Generale (AGU) ha annunciato l’apertura di un processo per assumere avvocati all’estero per rafforzare le richieste di estradizione. Potranno anche agire su nuove richieste di estradizione che potrebbero essere firmate da Moraes.
“Con l’autorizzazione, l’AGU richiederà informazioni aggiornate alla STF sulle giurisdizioni che ricevono richieste di estradizione. Lavorerà anche con il Ministero di Giustizia e Pubblica Sicurezza (MJSP) per identificare i casi che raccomandano un’azione giudiziaria efficace all’estero per garantire l’esecuzione delle estradizioni”, informa l’AGU in una nota.