La decisione di Dino sugli emendamenti incide sull’elaborazione dei progetti al Congresso
Il Ministro Flávio Dino, del Tribunale Supremo Federale, ha respinto la richiesta del governo e ha mantenuto le restrizioni imposte dalla magistratura agli emendamenti parlamentari. La decisione di lunedì (9) peggiora il clima politico al Congresso e mette a rischio i voti che costituiscono la priorità di Planalto alla fine dell’anno.
Dino ha respinto tutti i punti presentati dalla Procura Generale. Ha mantenuto integralmente le norme approvate dalla plenaria della Corte Suprema per consentire la ripresa delle modifiche.
I punti più delicati sono: l’obbligo di identificare i legislatori responsabili di sponsorizzare ogni emendamento della Commissione, la necessità di presentare piani di lavoro per gli emendamenti Pix, oltre a restrizioni più severe sul riadeguamento annuale del valore dei trasferimenti.
Il governo aveva chiesto la revisione dell’ordinanza in collaborazione con Camera e Senato. L’obiettivo era mantenere quanto approvato dal Congresso e sancito da Planalto il mese scorso.
Nell’ingiunzione di lunedì Dino ha affermato che non vi è motivo di riconsiderare il merito della sentenza della Corte Suprema. E che la decisione “deriva direttamente dalla Costituzione federale e dalla legge sulla responsabilità fiscale”.
Il bilancio del congresso nazionale è che la decisione di Dino ha peggiorato un clima già pessimo nei confronti del Planalto. Gli emendamenti sono essenziali per mantenere l’influenza politica dei parlamentari a livello di base. E i leader del partito vedono le restrizioni come un’invasione dei poteri legislativi.
Questo lunedì la crisi ha addirittura portato al rinvio dell’analisi delle norme sulla riforma fiscale in seno alla Commissione Costituzione e Giustizia del Senato.
Per cercare di superare la crisi, Lula ha convocato un incontro con i presidenti Arthur Lira, della Camera, e Rodrigo Pacheco, del Senato.
Planalto cerca di garantire che la decisione non interferisca ulteriormente con l’agenda legislativa di fine anno – che comprende, oltre a regolamentare la riforma fiscale, il voto sulla Legge sulle Linee Guida di Bilancio, sulla Legge di Bilancio annuale e, anche, sul pacchetto fiscale del governo.