I casi dovrebbero essere esaminati dalla Corte internazionale di giustizia su iniziativa di entrambi i Paesi.
La Corte internazionale di giustizia (CIG) dell’Aia ha dichiarato martedì di avere la giurisdizione per esaminare le controversie tra Armenia e Azerbaigian sulla regione del Nagorno-Karabakh. Si tratta dell’ultima sentenza in una lunga disputa legale tra i due Paesi rivali, secondo quanto riportato dall’AFP.
I vicini del Caucaso sono da anni ai ferri corti per il Nagorno-Karabakh, un territorio che è stato oggetto di conflitti armati per decenni.
L’annosa disputa
I casi dovrebbero essere esaminati dal DMS su iniziativa di entrambi i Paesi. Riguardano il Nagorno-Karabakh, per il quale i due Paesi sono in lotta dal 1991, anno della loro indipendenza dall’Unione Sovietica. Dopo il crollo di quest’ultima, la regione, abitata da armeni per lo più cristiani, si è ritrovata all’interno dei confini dell’Azerbaigian a maggioranza musulmana, come riporta l’AFP.
Da allora, l’Armenia e l’Azerbaigian hanno combattuto due guerre per l’enclave separatista, negli anni ’90 e nel 2020.
Dalla fine degli anni ’90 la regione è controllata dai separatisti armeni. Ma Baku ha preso il controllo lo scorso settembre dopo un’offensiva lampo di un giorno. Ne è seguito lo sfollamento dell’etnia armena e una crisi dei rifugiati. Quasi l’intera popolazione di 100.000 armeni è partita per l’Armenia per timore di possibili rappresaglie.
I due Paesi hanno intentato cause legali contro l’Azerbaigian anche dopo la fine del conflitto nel 2020. L’Armenia sostiene che l’Azerbaigian ha violato la Convenzione internazionale sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale (CERD) e ha commesso una pulizia etnica nel Nagorno-Karabakh. L’Azerbaigian ha negato queste accuse e ha intentato una causa sostenendo che l’Armenia è l’unica colpevole.
La Corte internazionale di giustizia, che giudica le controversie tra gli Stati, ha emesso delle ordinanze nel dicembre 2021, invitando entrambe le parti a prevenire l’incitamento all’odio razziale. Martedì la Corte non ha specificato quando si terranno altre udienze.