La Corte Costituzionale rimuoverà Macías da tutte le sentenze contro l’amnistia per evitare ulteriori ritardi | Spagna
La Corte Costituzionale lascerà fuori il giudice José Mario Macías da tutte le deliberazioni e sentenze sulla legge sull’amnistia, con un’ordinanza che sarà esaminata in seduta plenaria a partire da martedì prossimo. Questa risoluzione amplia gli effetti della decisione adottata il 15 di accogliere la ricusazione di detto magistrato in un caso specifico, quello del ricorso della Corte Suprema contro l’indulto dei leader del processo. In quell’occasione, la Corte Costituzionale ritenne con sei voti contro quattro – quelli del settore progressista contro quelli del blocco conservatore – che Macías dovesse essere escluso da quella procedura per mancanza di imparzialità.
Restava però da decidere in che termini questo primo pronunciamento verrà applicato al resto delle iniziative presentate contro la legge sull’amnistia. Teoricamente era possibile che, visto il ragionamento utilizzato per rimuoverlo nel primo caso esaminato, Macías si sarebbe astenuto negli altri. Poiché così non è stato, nella sessione plenaria della prossima settimana verrà proposta la suddetta ordinanza – di cui è relatrice la vicepresidente del tribunale, Inmaculada Montalbán – di estendere a tutti i processi aperti contro detta legge la decisione di escludere la suddetta magistrato, membro del settore conservatore del tribunale insieme ad altri quattro. Questi sono anche i giudici Enrique Arnaldo, Concepción Espejel, Ricardo Enríquez e César Tolosa. Tutti hanno espresso voto individuale contro la risoluzione adottata.
Prima di inserire all’ordine del giorno della prossima sessione plenaria l’ordine di rimuovere Macías da tutti i processi contro la legge sull’amnistia ed evitare ulteriori ritardi, ci sono stati contatti tra i membri del tribunale per cercare di stabilire gli effetti della prima decisione sull’esclusione di detto magistrato. Quando vengono presentati più ricorsi – e altrettanti ricorsi legati a ciascuno di essi – è frequente che una volta emessa la prima delibera, il magistrato interessato si separi dagli altri, se il ricorso iniziale – presentato in questo caso dalla Procura – ha successo. Interrogato al riguardo, Macías ha chiarito che il suo criterio continuava ad essere l’errata applicazione della dottrina stessa della Corte. Il magistrato ritiene che i criteri contrari alla legge sull’amnistia, espressi prima del suo accesso alla Corte costituzionale, non dovrebbero costituire alcuna base per rimuoverlo dalla sessione plenaria. Si basa sul fatto che lo stesso organismo di garanzia ha considerato in precedenti delibere che i profili dei giuristi che aderiscono a questo istituto non solo sono conosciuti prima del loro ingresso, ma fanno parte delle ragioni per cui vengono proposti.
Di fronte a ciò, il criterio adottato dalla Corte è stato che la mancanza di imparzialità di Macías nel pronunciarsi sulla costituzionalità della legge di amnistia deriva dai due rapporti del Consiglio Generale della Magistratura (CGPJ) che ha firmato quando era membro di detto organismo. In essi ha espresso il parere che la norma che consentirebbe il perdono per i dirigenti dell’ processo È incostituzionale. Si sono tenute in considerazione anche diverse dichiarazioni, come quella pronunciata davanti ai microfoni di EsRadio la notte dell’accordo di amnistia a Bruxelles, dove affermò che si trattava di una norma “anticostituzionale” che avrebbe “conseguenze irrimediabili”. Macías, nelle sue accuse formulate nel primo fascicolo analizzato, ha ribadito, per opporsi alla sua ricusazione, che è in contraddizione con ciò che la Corte Costituzionale ha deciso in recenti occasioni di destituire un magistrato per le opinioni espresse prima di entrare in tribunale. Questo criterio è stato condiviso dagli altri quattro giudici del settore conservatore, che hanno anche espresso il loro disaccordo con questa decisione, ritenendola contraddittoria rispetto al fatto che la giudice Concepción Espejel non sia stata esclusa dalla sentenza sulla legge sull’aborto.
Il tribunale avrebbe potuto ora scegliere di seguire un procedimento separato per ciascuno dei ricorsi presentati nei quali la Procura e/o la Procura dello Stato hanno contestato Macías. Esistono circa venti processi di questo tipo. In questo indice figurano il ricorso del PP, altri 14 delle sue comunità autonome, più quello di Castilla-La Macha, nelle mani del PSOE, e quattro questioni di incostituzionalità, quella della Corte Suprema e altre tre del Superiore Corte di Giustizia della Catalogna (TSJC). Ma per ragioni di economia processuale e di snellimento delle procedure, l’organismo di garanzia ha scelto di applicare a tutti gli stessi argomenti della prima questione risolta, ritenendo opportuna la ricusazione di Macías, poiché in tutti i casi la questione discussa si riferiva alla mancanza di imparzialità del predetto magistrato rispetto alla legge che verrà esaminata per giudicarne la costituzionalità.