La CGU afferma che solo 4 dei 26 enti che hanno ricevuto emendamenti parlamentari sono trasparenti
La ricerca verifica se ONG ed enti del terzo settore hanno segnalato su internet gli importi derivanti da modifiche di qualsiasi tipo, pervenute negli anni dal 2020 al 2024
Una relazione del Controllore Generale dell’Unione (CGU) sull’esecuzione di emendamenti parlamentari ha sottolineato la mancanza di divulgazione o di adeguata trasparenza nella diffusione delle informazioni da parte di metà di un gruppo di 26 entità non governative che avevano accesso a queste risorse.
Il documento è stato trasmesso dalla Procura generale (AGU) al Tribunale federale (STF). Lo studio risponde ad una determinazione del ministro Flavio Dino. A tal fine il perimetro ha considerato i 33 enti che hanno beneficiato di impegni e/o pagamenti effettuati tra il 2 ed il 21 dicembre dello scorso anno.
Secondo la ricerca, la CGU ha accertato se tali ONG ed enti del terzo settore abbiano riportato su internet, in totale trasparenza, gli importi derivanti da emendamenti parlamentari di qualsiasi tipo, pervenuti negli anni dal 2020 al 2024. Ha inoltre indagato se fossero stati informati in quanto le risorse sono state applicate e convertite.
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Dal perimetro analizzato, la CGU è giunta alle seguenti conclusioni: 13 entità (50%) non divulgano o divulgano informazioni in modo inappropriato; nove (35%) presentano l’informazione parzialmente; e solo quattro (15%) promuovono adeguatamente la trasparenza. Altri sette enti non sono stati inclusi nel calcolo, in quanto non hanno ricevuto il pagamento nel periodo dal 2020 al 2024.
Secondo l’indagine, nessuno di questi enti risulta iscritto con restrizioni o irregolarità nelle banche dati di due strumenti, il Registro degli enti privati senza scopo di lucro interdetti (Cepim) e il Registro nazionale delle imprese malfamate e sospese (Ceis).
Tra le sanzioni che possono incorrere in un ente figurano la sospensione temporanea dalla partecipazione alle gare, la dichiarazione di inidoneità, l’impedimento a gareggiare e a contrattare e il divieto di contrarre. “In questo contesto, l’assenza o l’insufficienza di trasparenza attiva rende difficile il controllo, soprattutto quello sociale, essenziale per un’adeguata supervisione e per garantire la responsabilità nell’utilizzo delle risorse pubbliche”, si legge nel rapporto.
Gli emendamenti parlamentari sono risorse di bilancio che vengono destinate a opere e atti secondo le indicazioni di deputati e senatori. In qualità di relatore di un processo che mette in discussione la trasparenza di queste operazioni, Dino ha applicato restrizioni all’esecuzione di questi valori dall’agosto 2024.
*Con informazioni fornite da Estadão Conteúdo
Pubblicato da Carol Santos