La Commissione Costituzione e Giustizia della Camera (CCJ) dovrebbe analizzare questo martedì (26) un progetto che delega il potere di legiferare in materia penale agli Stati e al Distretto Federale. Il testo costituisce il primo punto all’ordine del giorno della riunione prevista alle 14.30.
La proposta va contro la cosiddetta PEC di Pubblica Sicurezza, predisposta dall’Esecutivo e presentata ai governatori a fine ottobre. La bozza proposta dal governo prevede di conferire all’Unione maggiori poteri per stabilire orientamenti generali sulla politica nazionale di sicurezza pubblica e di difesa sociale, compreso il sistema penitenziario.
In pratica, il progetto analizzato dalla CCJ consente alle leggi statali o distrettuali di definire punizioni, comprese carceri e altre sentenze che limitano i diritti. Secondo il testo, gli Stati e il DF potranno legiferare in materia penale “purché in modo più serio di quello previsto dalla legislazione federale”.
La proposta consente inoltre alle unità della federazione di definire:
- regimi di esecuzione della pena, come le norme per stabilire il regime iniziale e la progressione;
- requisiti per la concessione della libertà condizionale;
- modi di ottemperare a sentenze che limitano i diritti;
- criteri per sostituire la pena detentiva con una pena restrittiva dei diritti.
L’autore del progetto è il deputato Lucas Redecker (PSDB-RS). Il relatore della commissione, il deputato Coronel Assis (União-MT), ha proposto modifiche al testo “per ridurne la portata” e non andare oltre le disposizioni costituzionali. Attualmente, secondo la Costituzione federale, solo l’Unione può emanare leggi in materia penale e procedurale.
La proposta è già scaduta (termine aggiuntivo per l’analisi) e ora può essere votata. Per cercare di rinviare il voto, i deputati del governo contrari al progetto devono adottare come strategia il cosiddetto “kit di ostruzione”, che comprende strumenti per ritardare discussioni e votazioni.
Sabato scorso, i governatori del Sud e del Sud-Est hanno lanciato, questo sabato, la “Lettera Florianópolis”, nella quale esprimono opposizione alla PEC di Pubblica Sicurezza proposta dal governo Lula.
Il testo preparato dall’Esecutivo non è stato ancora presentato ufficialmente al Congresso. Il PEC prevede, tra le altre misure, l’inserimento nella Costituzione di un Sistema Unico di Pubblica Sicurezza (SUSP); aggiornare le competenze della Polizia Federale (PF) e della Polizia Federale Stradale (PRF); e la costituzionalizzazione del Fondo nazionale per la pubblica sicurezza e la politica penitenziaria.
Altre proposte
All’ordine del giorno della CCJ c’è anche il disegno di legge complementare che modifica la divisione dei seggi alla Camera dei Deputati. La proposta modifica il numero dei rappresentanti di 14 unità federali, secondo i dati demografici del censimento demografico del 2022, effettuato dall’Istituto brasiliano di geografia e statistica (IBGE).
Il testo, redatto dal deputato Pezenti (MDB-SC), mantiene il numero di 513 seggi totali, ma ridistribuisce i seggi dalle elezioni del 2026 in poi. Delle 27 unità della federazione, solo 13 non subirebbero modifiche.
Nell’agosto dello scorso anno, la Corte Suprema Federale (STF) ha fissato al 30 giugno 2025 il termine entro il quale il Congresso avrebbe approvato una legge complementare sulla revisione della distribuzione dei seggi supplenti in relazione alla popolazione di ciascuna unità federale.
PEC aborto
Un’altra proposta all’ordine del giorno è quella che vieta l’aborto nel Paese, presentata dall’allora deputato Eduardo Cunha. Il testo inserisce nella Costituzione il diritto alla vita “fin dal concepimento”. La questione è già scaduta ed è in attesa di votazione. Il relatore, il deputato Chris Tonietto (PL-RJ), si è detto favorevole alla proposta e non ha suggerito modifiche al testo.
Considerata prioritaria dalla presidente del CCJ, la deputata Caroline De Toni (PL-SC), la PEC figura anche all’ordine del giorno della riunione di mercoledì (27), come punto unico, qualora non fosse possibile votarla. Martedì.
Il testo è oggetto di un intenso dibattito in commissione. I deputati del governo sono contrari alla proposta, mentre i membri dell’opposizione premono perché il PEC avanzi alla Camera. Se approvato, dovrà comunque essere analizzato da un’apposita commissione e poi dalla plenaria.
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