Gli avvocati della Camera dei Deputati hanno risposto, venerdì sera (27), alle domande poste in precedenza dal ministro Flávio Dino, sulle indicazioni degli emendamenti parlamentari apportati dai leader dei partiti per sostituire le commissioni della Camera.
Nel documento, l’avvocato Jules Michelet Pereira Queiroz e Silva afferma che le indicazioni sono state fornite dai leader su indicazione del governo stesso, al quale spetta decidere se dare esecuzione o meno agli emendamenti. Ha citato pareri e ordinanze della Presidenza e della Procura Generale che, secondo la Camera, rendevano praticabile questa forma di nomina.
Lunedì scorso (23), Dino ha sospeso il pagamento di 4,2 miliardi di real indicato dai leader del partito attraverso gli emendamenti della commissione. La nomina era una manovra per consentire al governo di trasferire risorse, in cambio dell’approvazione della riforma fiscale e del pacchetto di contenimento della spesa. Il ministro della STF, tuttavia, ha sospeso lo stanziamento delle risorse perché ritiene che non ci sia chiarezza sui “padrini” delle nomine.
L’emendamento della Commissione è una voce di Bilancio che garantisce alle Commissioni tematiche di Camera e Senato ingenti entrate dell’Unione da destinare ai posti nominati dai parlamentari. Negli ultimi anni ha iniziato ad essere utilizzato dai deputati e senatori più influenti per destinare maggiori risorse a opere e servizi di loro interesse, senza trasparenza sui politici beneficiari e sui progetti coperti.
La Camera non ha nominato i parlamentari, ha solo giustificato che i leader hanno indicato gli emendamenti al posto delle commissioni d’intesa con l’Esecutivo, ribadendo che i fondi sono discrezionali, cioè facoltativi nel pagamento da parte del governo.
“Le lettere sottoscritte dai leader, sia del Senato che della Camera, sono state emanate solo sotto la guida giuridica dei Ministeri delle Finanze, della Pianificazione e Bilancio, della Gestione e dell’Innovazione, della Segreteria per le Relazioni Istituzionali e della Casa Civile della Presidenza del Repubblica, nonché della Procura generale dell’Unione. Se non ci fossero le indicazioni in questione non ci sarebbe la lettera di nomina”, dice la risposta a Dino.
Gli avvocati della Camera hanno inoltre fatto sapere che non faranno ricorso contro la decisione del ministro, perché spetterà al Congresso, dato che anche il Senato avrebbe fatto le nomine allo stesso modo e non sarebbe stato interrogato. Jules Michelet ha espresso “stranezza” per la convocazione solo della Camera, “quando il Senato della Repubblica ha adottato una procedura rigorosamente identica”.
Nella decisione della mattina, Dino ha affermato che la Camera dovrebbe rispondere “obiettivamente” alle sue domande per “mantenere o consentire” la pubblicazione degli emendamenti in commissione. Spetterà ora a lui decidere se le risposte del Parlamento soddisfano le esigenze della STF.