Koldo García, principale consigliere dell’ex ministro dei Trasporti José Luis Ábalos, ha pessimi ricordi dello scorso 20 febbraio, quando più di una dozzina di agenti dell’Unità Operativa Centrale (UCO) della Guardia Civile fecero irruzione nella sua casa ad Alicante. “Mi hanno trattato come se fossi un terrorista. Hanno puntato una pistola contro mia moglie. Era necessario?”, ricorda il presunto realizzatore della rete smantellata nel Operazione Delorme a questo giornale. Un’indagine condotta dal Tribunale nazionale che è iniziata con il tracciamento di presunte irregolarità nelle assegnazioni pubbliche di mascherine durante la fase peggiore della pandemia.
Le immagini video dell’arresto di García, a cui ha avuto accesso EL PAÍS, mostrano gli agenti che entrano nell’abitazione. Equipaggiati con scudi, pistole, passamontagna ed elmetti, gli agenti si intrufolano di sorpresa in casa dopo le otto del mattino. La sequenza fa trasalire l’allora moglie del consigliere, Patricia Úriz, e sua figlia. García, legato, si presenta poi davanti agli agenti, secondo le riprese riprese dalle telecamere di sicurezza dell’abitazione.
L’ex consigliere sostiene che la sua detenzione è stata “sproporzionata” e che mesi prima del suo arresto si era reso conto che gli agenti della Guardia Civil lo seguivano in incognito. Ha poi chiesto ai comandanti dell’istituto armato, che conosceva perché aveva collaborato per più di un decennio nella lotta al terrorismo nei Paesi Baschi, che gli hanno detto di non preoccuparsi. “Gliel’ho mostrato [a los oficiales de la Guardia Civil] la mia piena collaborazione”, afferma.
L’uomo che era l’ombra di José Luis Ábalos è stato arrestato lo scorso febbraio insieme ad altre 20 persone, tra cui la sua allora moglie e l’imprenditore Víctor de Aldama, che ha guadagnato più di 53 milioni in contratti di materiale sanitario durante la fase peggiore della pandemia e che ha ha dichiarato di aver consegnato 250.000 euro ad Ábalos e 100.000 al suo consulente per le operazioni di acquisto e vendita di mascherine.
Il giudice attribuisce a García i presunti reati di traffico d’influenza, corruzione, riciclaggio di denaro e appartenenza ad un’organizzazione criminale.
Il caso, iniziato come un’indagine sull’assegnazione irregolare di forniture mediche da parte di organizzazioni come State Ports, Adif, il Ministero degli Interni e le amministrazioni delle Canarie e delle Baleari, si è trasformato in una complessa rete di derivati. Le manovre per salvare 475 milioni da Air Europa, il presunto acquisto di uno chalet a Cadice per l’ex ministro o il pagamento di quasi 90.000 euro per affittare un appartamento di lusso a un amico del politico socialista compongono un film in cui si intrecciano storie di infedeltà e tradimento.