Tutte le notizie

J. F. Mira: parla un savi que calla | Literatura



Quanto deve essere silenzioso? Voglio dire: decidere di tacere quando si può ancora parlare, scrivere ed essere ascoltati nell’agorà pubblica. Come deve essere avere una mente privilegiata e non voler dire nient’altro? Stavo riflettendo su questo quando all’improvviso, per vari motivi, mi è venuta in mente Joan Francesc Mira.

È l’intellettuale valenciano con maggiore potenza e profondità dopo Joan Fuster. Una mente in cui scorrono i fiumi sereni dell’umanesimo classico della Grecia e di Roma, la coraggiosa utopia dell’europeismo e la ferita sanguinante di un valencianesimo di sinistra che sta lentamente scomparendo. Quella mente che ha dato quaranta libri, Borja Papaduemila articoli e le titaniche traduzioni in catalano delOdisseai Vangeli o La Divina Commediaha ora 85 anni. Joan Francesc Mira non è più un nome nella rubrica settimanale o nella tabella delle notizie. Joan Francesc Mira oggi ha un dentista e la colonna vertebrale che lo preoccupa di più è la colonna vertebrale. Normale; la vita

Compone il numero fisso di casa sua e, dopo la bella giornata, mi incontra chiedendogli di questo mondo di briscole, neopopulismo, attacchi alla valenciana, spaccature europee e reti che moltiplicano lo spettacolo e inghiottono la cultura. Quando si ferma e tace, dall’altra parte risuona la voce accelerata di Mira, la saggia silenziosa. E quando il saggio parla, lo fa per dirmi che per rispondere a tutta questa cascata apocalittica bisognerebbe supporre che le cose siano così brutte come le presento, ma che lui non ci crede, per niente. , così. E allora Mira, che ha 85 anni ed è un’antropologa, che ha guardato sia indietro che di lato, comincia a parlare.

E racconta che da piccolo, negli anni Quaranta, passava davanti al vecchio ospedale di Valencia e sembrava Calcutta, con i malati per terra. Che in quella Valencia degli anni Cinquanta, dove era cresciuta nella parrocchia di La Torre, la signora Rosa passava molte mattinate a casa sua e chiedeva alla madre se poteva lasciarle un uovo delle galline. Erano tempi del riso con la povertà e un litro d’olio nella tessera annonaria. Poi racconta che un giorno, in Plaça Redona, ed erano già gli anni Sessanta, un uomo si avvicinò alle bancarelle di libri antichi, si fermò davanti a un volume con la copertina in valenciano, chiese se all’interno ci fosse anche scritto in valenciano, ed è scappato mezzo spaventato. E poi dice che a quel tempo l’Europa era una fantasia; pura descrizione geografica. Che solo per andare in Francia dovevi tirare fuori il passaporto, cambiare treno, passare la dogana e vedere come veniva gestita la tua valigia. E conta tutto questo per dire che non vede motivo di essere pessimista. Che abbiamo sempre bisogno di sapere da dove veniamo per valorizzare bene il nostro presente. Che una cosa è avere spirito critico e un’altra è abusare del presentismo e vedere solo il lato negativo. Che devi lavorare, lottare e smettere di piangere. Che cosa La Divina Commedia ha tre parti e tutti dimenticano sempre il Paradiso. E per tacere, quando si è detto tanto, non succede nulla.



source

Leave a Response

Luca

Luca

Luca
Salve, mi chiamo Luca e sono l'autore di questo sito con utili consigli di cucina. Sono sempre stato affascinato dalla cucina e dagli esperimenti culinari. Grazie a molti anni di pratica e all'apprendimento di diverse tecniche culinarie, ho acquisito molta esperienza nel cucinare diversi piatti.