Quando Paloma Concejero iniziò a lavorare, sei anni fa, al documentario che sarà proiettato martedì prossimo all’Ateneo con la performance dal vivo della sua protagonista, o meglio, filo conduttore, la cantante Jeanette, il mondo era un posto molto diverso. Non solo perché non eravamo ancora entrati nel secondo decennio del XXI secolo, accolto da una terribile pandemia, ma perché molti dei personaggi che offrono le testimonianze attraverso le quali si intreccia la storia delle rivoluzioni erano ancora vive gli spagnoli verso la transizione. Tra questi, il regista Carlos Saura, che appare nel documentario insieme a Jeanette, spiegando al cantante che né sua moglie né i suoi figli volevano lasciargli interpretare il ruolo di perché te ne vai? come colonna sonora di Corvi riproduttori. Ma, come tutti sanno, alla fine ce l’ha fatta; e la canzone, che era passata inosservata quando fu pubblicata, perché Jeanette stava per cambiare Ariola e Hispavox non valeva la pena investire nella sua promozione, divenne un classico universale. Quella composta da José Luis Perales, che tra l’altro appare anche nel documentario raccontando come sia stata sua madre a dirgli che aveva composto una canzone molto speciale.
Sono un ribelle Sono due ore ricche di apparizioni inaspettate di star che danno senso a un documentario che non è un semplice film biografico: è un puzzle complesso e delizioso che utilizza, tra gli altri pezzi, la carriera della cantante Jeanette Anne Dimech (Londra, 1951). per raccontare la storia delle più importanti rivoluzioni culturali del XX secolo e il modo in cui hanno influenzato la gioventù spagnola. “Tutto è nato quando sono andato a ritirare un premio a un festival per il mio lavoro precedente, un documentario su Antonio Vega. Era la madrina del concorso e lì abbiamo avuto l’opportunità di incontrarci. Ci siamo subito collegati e ho iniziato a dare forma a un’idea che mi circondava da molto tempo: quella di recuperare il canto leggero come motore di trasformazione. Ho vissuto molto da vicino quella scena, perché mia madre mi portava con sé fin da piccolissimo a vedere i concerti dei suoi idoli, da Julio Iglesias a Camilo Sexto, e quando nominavi quel genere musicale ti ridevano in faccia, eppure, quello cultura “Ha instillato il desiderio di cambiamento in molte persone”. E per dimostrarlo, Concejero segue il percorso biografico di Jeanette, da quando era ragazza a Los Angeles durante l’estate dell’amore i cui genitori decisero di divorziare fino a diventare il braccio destro di Manuel Alejandro, passando per il suo debutto con un gruppo folk del città dove trascorse la sua giovinezza, Barcellona. E dove ha conosciuto il marito, l’ex calciatore ungherese del Barcellona, Laszlo Kristof, con il quale si è trasferita a vivere a Vienna quando in Spagna era già una celebrità grazie a Stai zitta, ragazza. Nemmeno lui è più vivo e appare anche nel film. “Volevo in ogni caso sfuggire al semplice film biografico”, spiega Concejero, “perché si è abusato molto di quella formula e perché disponevo del materiale che mi permetteva di creare un vero documentario. Perché oggigiorno molti si vantano di fare documentari ma senza fornire realmente una documentazione da lasciare ai posteri. E qui c’è quello. Tra l’altro vengono definitivamente spiegati i motivi e l’occasione per cui è stata composta la canzone che dà il titolo al documentario che divenne il più grande successo di Jeanette: “Manuel Alejandro l’ha composta per ragioni molto diverse da quelle che sono state contate. E per conoscerli bisogna guardare il documentario», spiega il regista.
C’è una panoplia di personaggi molto disparati che intervengono Sono un ribelledal presentatore José María García (che svolge una funzione specifica e molto peculiare nella “trama”) al cantante Albert Pla (che confessa di aver scoperto l’erotismo grazie a Jeanette e spiega perché è suo fan) a Manuela Carmena, Cristina Almeida o il leggendario annunciatore Carlos Tena, anche lui non più vivo. Per completare tutte queste voci, il regista ha utilizzato le insolite animazioni di Álvaro Ortega, un fumettista la cui specialità è ricreare universi pop in movimento. Grazie al suo contributo, la regista ha potuto ricreare scene incredibili della vita di Jeanette, come la sua interpretazione accanto a Sacha Distel alla televisione francese, di cui non ha avuto accesso. “Jeanette ha vissuto momenti meravigliosi: per esempio, è andata in tournée con gli Who o ha aperto il concerto di Julio Iglesias l’anno in cui si è esibito all’Olympia di Parigi.” Tuttavia, ci sono molti aneddoti di cui non esisteva alcuna documentazione visiva e a tale scopo è stato necessario utilizzare altre risorse grafiche. “Sono molto triste perché nessuno dei defunti ha potuto vedere il documentario, che è stato completato nel 2022, ma per ragioni indipendenti dalla mia volontà e dalla società di produzione è rimasto in un cassetto per quasi due anni. Ma il fatto che sarà proiettato all’Ateneo di Madrid e che Jeanette canterà lì come regista, finalmente, mi emoziona”.