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Il tribunale argentino conferma la condanna di Cristina Kirchner a sei anni di carcere per corruzione


L’ex presidente avrebbe beneficiato l’imprenditore Lázaro Báez, suo stretto alleato, con 51 appalti di lavori pubblici nella provincia di Santa Cruz; Può ancora ricorrere alla Corte Suprema

Rodrigo Oropeza/AFPL'ex presidente argentino Cristina Fernandez de Kirchner parla durante l'evento
Se Cristina Kirchner verrà condannata in via definitiva potrà chiedere gli arresti domiciliari perché ha più di 70 anni

Il tribunale argentino ha confermato mercoledì (13) la condanna dell’ex presidente Cristina Kirchner a sei anni di carcere per corruzione e interdizione a vita dai pubblici uffici. La decisione, presa all’unanimità dai giudici della Sezione IV della Camera federale di cassazione penale, si riferisce al caso noto come “Estradas”, che riguarda accuse di frode e amministrazione fraudolenta di risorse pubbliche. Secondo le accuse, Kirchner avrebbe beneficiato l’imprenditore Lázaro Báez, suo stretto alleato, con 51 appalti di lavori pubblici nella provincia di Santa Cruz, roccaforte politica dei Kirchner. Le frodi sarebbero avvenute tra il 2003 e il 2015 e avrebbero comportato un’appropriazione indebita stimata di circa 85 miliardi di pesos argentini, l’equivalente di circa 1 miliardo di dollari all’epoca dei fatti.

Secondo l’inchiesta, le offerte erano dirette a favorire Báez, le cui società hanno ottenuto vantaggi indebiti, tra cui appalti troppo cari e lavori incompiuti. La difesa di Kirchner può ancora ricorrere alla Corte Suprema argentina, l’ultima istanza giudiziaria del Paese. L’aspettativa è che la corte inizi a valutare il caso solo nel 2025, il che impedisce l’esecuzione immediata della sentenza. Se verrà condannata in via definitiva, Kirchner, che ha 71 anni, potrà richiedere gli arresti domiciliari, beneficio previsto per gli imputati con più di 70 anni.

La decisione conferma anche le condanne di altre persone coinvolte, compresi ex funzionari pubblici che avrebbero collaborato al piano di frode. La Corte ha sottolineato che le azioni costituivano una “alleanza criminale” per dirottare risorse pubbliche e ha sottolineato che la struttura istituita nell’amministrazione ha consentito l’arricchimento degli alleati politici e il danno allo Stato.

*Rapporto prodotto con l’aiuto dell’intelligenza artificiale





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Luca

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