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Il sindaco di Barcellona risponde ad Airbnb: “La decisione di chiudere tutti gli appartamenti turistici è ferma” | Notizie dalla Catalogna



“La nostra decisione di chiudere gli appartamenti turistici a Barcellona è ferma”. Si apre così con forza la lettera di risposta che il sindaco di Barcellona, ​​Jaume Collboni, ha inviato ad Airbnb. Il primo sindaco della capitale catalana ha pubblicato il contenuto della lettera inviata dopo che, all’inizio di questa settimana, la piattaforma di affitto di appartamenti turistici aveva reso pubblica un’altra lettera indirizzata a Collboni in cui gli chiedeva di riconsiderare le politiche contrarie agli alloggi ad uso turistico.

In quella lettera, la direttrice delle Politiche Pubbliche e della Campagna per Spagna e Portogallo di Airbnb, Sara Rodríguez, criticava: “Dopo dieci anni di moratoria assoluta sull’ottenimento di licenze per alloggi ad uso turistico, i prezzi degli affitti e delle proprietà in città sono cresciuti tra il 60% e il 70%. È sorprendente che il vostro governo municipale continui a concentrarsi su queste misure per affrontare la crisi abitativa”. Il rappresentante di Airbnb ha continuato: “È evidente che le restrizioni contro gli alloggi ad uso turistico a Barcellona negli ultimi dieci anni non hanno mantenuto la promessa di combattere i problemi di accessibilità agli alloggi e al turismo di massa”. Nella lettera Airbnb chiede di ampliare l’attenzione sul problema abitativo e sottolinea altri fattori: «In Spagna si sono costruite meno case che mai dal 1970, mentre a Barcellona ci sono otto case vuote per ciascuna ad uso turistico». Rodríguez ha anche denunciato che il settore alberghiero non è stato criticato per il turismo di massa che la città sostiene: “Ci sono sei volte più posti letto negli alberghi che alloggi ad uso turistico. Un terzo dei posti letto alberghieri di Barcellona (22.735 posti letto) sono concentrati in quel quartiere rispetto ai 3.253 posti letto degli alloggi ad uso turistico.”

Collboni ha risposto alla lettera sottolineando che le case turistiche “hanno i giorni contati” a Barcellona e che tutte le licenze attuali verranno ritirate nel novembre 2028. Secondo il sindaco, la misura risponde alle “enormi difficoltà di accesso ad alloggi dignitosi e convenienti”. diventando “il problema principale del Barcellona” e la “priorità” di Collboni.

Barcellona dispone di 10.000 case autorizzate per l’affitto turistico. “Il nostro obiettivo è restituire questi appartamenti al mercato dell’uso residenziale, di cui beneficeranno direttamente più di 25.000 cittadini. “È una questione di principi e di responsabilità di fronte alla crisi immobiliare”, sostiene il primo sindaco.

Il sindaco approfitta della lettera per informare Airbnb che non intende solo recuperare le case eliminando le licenze turistiche. Grazie a Pla Viure, Barcellona è stata dichiarata “zona residenziale sotto tensione per regolamentare e limitare i prezzi degli affitti”. Si informa inoltre di aver approvato una proroga di sei anni del processo e una dichiarazione di recesso che consente al Comune di acquisire abitazioni private per destinarle ad edilizia residenziale pubblica. “Abbiamo mobilitato terreno effettivo per la costruzione di alloggi a prezzi accessibili a un ritmo senza precedenti”, afferma. Secondo i dati comunali, attualmente sono 5.000 le case sovvenzionate in costruzione e si prevede che raddoppierà il ritmo di costruzione di alloggi pubblici, passando da 500 a 1.000 all’anno nel 2027.

Collboni coglie l’occasione anche per criticare le piattaforme di affitto di case vacanza: «La decisione di porre fine alla figura dell’appartamento ad uso turistico è anche una dichiarazione di intenti di fronte alle conseguenze che le cosiddette economie di piattaforma hanno sulla città». Il sindaco ritiene che queste attività generino disuguaglianze fiscali rispetto alle piccole imprese e incidano negativamente sul tessuto sociale ed economico di Barcellona.

Conclude la lettera rammaricandosi che la crisi abitativa abbia una dimensione globale, come confermato all’ultimo vertice Urban 20 a Rio de Janeiro, dove diversi sindaci hanno chiesto risorse agli Stati per garantire l’accesso agli alloggi.



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Luca

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