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Il relatore del Senato crea una scappatoia in un emendamento senza trasparenza – 13/11/2024 – Potere


La nuova versione del disegno di legge che regola l’esecuzione dell’art emendamenti parlamentari ha creato una scappatoia affinché questi fondi potessero essere aumentati oltre il limite negoziato con l’Esecutivo e senza la dovuta trasparenza.

La modifica è contenuta nel parere presentato dal relatore, il senatore Ângelo Coronel (PSD-BA), che è anche relatore del Bilancio 2025.

Il testo approvato nel Camera dei Deputati prevedeva un limite alla crescita di tutte le tipologie di emendamenti (individuali, di collegio o di commissione) e consentiva una sola eccezione: le ricollocazioni tra azioni già previste nelle spese discrezionali del Bilancio stesso.

Con le modifiche apportate dal relatore, il Senato pensava di votarlo mercoledì sera (13).

Il parere di Ângelo Coronel ha inoltre deciso di escludere dal limite “quelli che non sono individuati ai sensi del caput di questo articolo, purché di interesse nazionale o regionale e non contengano una localizzazione specifica”.

In pratica, il dispositivo consentirà ai parlamentari di tagliare le spese dell’esecutivo per promuovere gli emendamenti senza incorrere nei limiti stabiliti dal disegno di legge.

Il provvedimento contraddice l’accordo firmato tra l’Esecutivo e il Legislativo, sotto la mediazione del STF (Corte federale suprema), e apre la strada a un “superbilancio segreto”, secondo i tecnici che conoscono la discussione.

Durante la seduta di mercoledì (13), il leader del governo al Congresso, il senatore Randolfe Rodrigues (PT-AP), ha avvertito che la modifica potrebbe, in pratica, stabilire il segreto sull’emendamento parlamentare e ha chiesto l’annullamento della sezione.

Mentre gli emendamenti del relatore, strumento diffuso nel governo di Jair Bolsonaro (PL) e dichiarato incostituzionale dalla STF, avevano un’identificazione specifica (chiamata RP 9), i nuovi emendamenti basati su questo dispositivo non sarebbero nemmeno rintracciabili da questo registro.

A suo avviso, il relatore ha affermato di aver compreso che “è importante includere una riserva non solo per gli emendamenti volti a correggere errori e omissioni, ma anche per gli emendamenti dei collegi statali e delle commissioni mirati a progetti di interesse nazionale o regionale, senza una collocazione specifica”.

I tecnici che lavorano al Congresso riconoscono che il concetto di “interesse nazionale o regionale” descritto nel testo è piuttosto ampio e può essere interpretato dai parlamentari alla luce dei loro interessi.

L’accordo sottoscritto dall’Esecutivo sulle modifiche prevede il mantenimento dell’ 39 miliardi di R$ originariamente riservati per le modifiche delle imposte individuali e di riferimento nel 2025. Dal 2026, questo valore sarà adeguato all’inflazione più la percentuale di espansione reale del limite del quadro fiscale, che può variare tra lo 0,6% e il 2,5% all’anno.

Inoltre, i negoziati hanno anche concordato di stanziare 11,5 miliardi di R$ l’anno prossimo per gli emendamenti della commissione. Dal 2026, questo valore sarà adeguato all’inflazione. Il governo lo ha già fatto dovrà ridurre il suo spazio fiscale per accogliere questo punto dell’accordo.

La combinazione aumenterà il valore totale degli emendamenti a 50,5 miliardi di R$ nel 2025. La modifica apportata dal relatore in Senato In pratica, questo conto diventa ancora più alto.

D’altra parte, Ângelo Coronel ha anche apportato una modifica favorevole al governo e ha ripreso la possibilità di bloccare proporzionalmente gli emendamenti quando altre spese obbligatorie superano quanto previsto dall’Esecutivo. La misura, tuttavia, incontra resistenze da parte dei parlamentari.

Nel testo approvato dalla Camera c’era solo la possibilità di contingenza (quando la frustrazione delle entrate mette a rischio il raggiungimento dell’obiettivo fiscale), che, secondo il governo, ha rotto l’accordo firmato nel STF. La ripresa del blocco dà alla squadra economica più strumenti per la gestione fiscale del Bilancio.



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Luca

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