Il progetto di voto stampato supera il CCJ e avanza alla Camera – 11/12/2024 – Potere
La Commissione Costituzione e Giustizia (CCJ) della Camera dei Deputati ha approvato, mercoledì (11), un disegno di legge che stabilisce il voto stampato e il riconteggio fisico dei risultati elettoralia livello nazionale, statale e comunale.
Il progetto amplia inoltre i poteri di mettere in discussione i risultati elezioniattribuendo alla pubblica amministrazione l’onere di provare la legittimità delle pretese.
La proposta era ripreso dalla commissione la settimana scorsabasato su un movimento di deputati bolsonaristi. Il testo è stato approvato con 31 voti favorevoli e 20 contrari e potrà ora essere sottoposto alla plenaria della Camera.
La relazione presentata mercoledì dal deputato José Medeiros (PL-MT) stabilisce che il voto nelle urne elettroniche dovrà essere accompagnato anche dalla carta stampata, che servirà per il riconteggio dei voti.
Il testo dice anche che il voto è “la dichiarazione della volontà dell’elettore, materializzata fisicamente” – cioè, solo le elezioni effettuate con mezzi fisici saranno considerate come “esercizio del potere da parte del popolo”, “essendo vietata la rappresentanza puramente elettronica” “.
Il testo non chiarisce come i voti dovrebbero essere computati con mezzi fisici.
Secondo il rapporto di Medeiros, non appena finite le votazioni, il 5% delle urne elettroniche che compongono l’elezione in questione (selezionate “estrazione pubblica non elettronica”) verranno utilizzate per effettuare il riconteggio.
Questo processo deve essere monitorato da ispettori, organi di controllo, rappresentanti di enti, partiti e civili, nella stessa sessione elettorale. E se c’è una discrepanza, la stampa è valida.
“Se vi è una discrepanza nel campionamento tra lo scrutinio elettronico e lo scrutinio pubblico, prevarrà il risultato ottenuto nello scrutinio pubblico guidato dalla custodia materiale del voto”, si legge nel testo.
Inoltre, in caso di discrepanza, dovrà essere effettuato anche un nuovo riconteggio, utilizzando la stessa procedura, ma coprendo il 10% delle urne elettorali.
La proposta amplia inoltre i poteri per mettere in discussione l’equità delle elezioni, consentendo alle associazioni no-profit di contestare il risultato elettorale.
“Si applicano, in alternativa, le norme procedurali elettorali e l’onere della prova è invertito a favore dell’associazione contendente, mentre agli agenti del servizio pubblico spetta il compito di dimostrare la correttezza della procedura impugnata”, si legge nel testo.
In altre parole, la proposta ribalta la regola generale della pubblica amministrazione, che impone l’onere della prova a carico dell’accusatore.
In questo caso, secondo la proposta di Medeiros approvata dalla CCJ, non sarà chi mette in discussione le elezioni a dover presentare le prove dell’esistenza di una frode, bensì l’autorità pubblica, o i responsabili delle elezioni, che dovranno dimostrare la loro legalità.