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Il personale militare ha un segreto di 200 anni – 28/11/2024 – Trasparenza pubblica


Nel vortice della rivelazione di Indagine del PF sul tentativo di colpo di statodobbiamo discutere dell’oscurantismo di Forze armate nel suo complesso.

Negli ultimi anni la società ha discusso molto del “cento anni di segretezza”ma è necessario parlare anche degli oltre 200 anni di segretezza nelle Forze Armate. Considerando la creazione della prima forza, l’Esercito, nel 1822, ci sono stati due secoli di poca trasparenza nel settore militare. Ed è proprio in un ambiente in cui prevale l’oscurità, che nascono e fioriscono attività nefande, come quelle rivelate dall’inchiesta del PF.

La cultura della segretezza tra i militari ha ovviamente periodi più estremi, come gli anni di piombo. Ma permea decenni e persiste fino ad oggi, anche dopo la Costituzione del 1988 e la promulgazione della Legge sull’accesso all’informazione (LAI), quando la trasparenza è diventata la regola dello Stato e la segretezza l’eccezione. Nelle Forze Armate la logica resta invertita.

Gli esempi sono moltissimi, di alcuni dei quali abbiamo già parlato nella rubrica “Quando capiranno i militari di essere dipendenti pubblici?”. Ma ne abbiamo molti altri!

Ogni anno ci registriamo Rimani informato migliaia di richieste di accesso alle informazioni per tutti i poteri e le istanze governative. Quando queste richieste vengono rivolte alle Forze armate e al Ministero della Difesa tutto diventa più difficile. Oltre il 65% delle nostre richieste di informazioni a questi enti tra il 2023 e il 2024 sono state respinte.

Tra questi, il libretto di servizio del tenente colonnello Mauro Cidperno delle indagini sui negoziati del colpo di stato, e i nomi dei soldati puniti per il loro coinvolgimento nell’8 gennaio. Nel primo caso il diniego è stato revocato dal Controllore Generale dell’Unione (CGU), mentre nel secondo è stato mantenuto. Intervistato dalla rubrica, Piero Leirner, professore al Dipartimento di Scienze Sociali dell’UFSCar, separa ciò che deve essere protetto da ciò che deve essere pubblico e trasparente: “Ciò che è confidenziale è l’operazione militare, i militari no”.

Anche per le operazioni militari e altre questioni delicate, la LAI stabilisce che in Brasile esistono solo tre periodi di segretezza. Sono previsti cinque anni per le informazioni classificate come riservate, 15 per quelle segrete e 25 per quelle top secret (per capire da dove nasce la storia dei “cento anni di segretezza”, ascoltate il la nostra puntata sul Podcast O Assunto). In teoria, con la sua promulgazione sarebbe finita ogni possibilità di segretezza eterna nel Paese. Tuttavia, quando abbiamo lanciato nel 2019 il Progetto senza segretezzaabbiamo scoperto che la cultura del segreto nelle Forze Armate continua a contestare l’autorità della Legge e la giurisprudenza dei tribunali.

Il progetto è stato il primo tentativo da parte della società civile di ottenere i documenti completi i cui termini di segretezza erano scaduti – e quindi dovrebbero essere automaticamente pubblici. Con volontari in tutto il Paese, abbiamo presentato centinaia di richieste per accedere a questi documenti, ma le Forze Armate e le agenzie di sicurezza (PF, GSI, Abin) semplicemente si rifiutano di consegnarli, violando un principio fondamentale della Repubblica e della LAI.

Documenti come quelli che stiamo cercando possono rivelare gravi abusi da parte dello Stato, come ad es Infiltrazione della polizia federale nelle proteste del 2013come abbiamo dimostrato a suo tempo in collaborazione con la UOL. Ed è per questo che Ora stiamo combattendo in tribunale per il diritto di tutti i cittadini brasiliani a comprendere, accompagnare e ritenere responsabile il governo quando vengono superati i confini della democrazia e della libertà ed espressione individuale.

È comprensibile e addirittura prevedibile che questi organismi dispongano di informazioni più riservate di altri. Ciò che non è appropriato in una democrazia è pensare che sia ragionevole mantenere i segreti per un periodo di tempo indefinito. “Per sempre” è un concetto che non dovrebbe rientrare nel vocabolario delle istituzioni”, sottolinea Leirner.

L’opacità istituzionale non fa altro che rafforzare l’indisciplina e la percezione che tutto sia possibile. Chiunque ritenga di non avere il dovere di essere responsabile e di non avere l’obbligo di agire in modo trasparente si sente a proprio agio nel fare qualsiasi tipo di articolazione non repubblicana.


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